11 Giugno 2018

Quella volta io e Franco…

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Franco Farina, scomparso lo scorso 28 maggio, è stato un grande protagonista della vita culturale ed artistica di Ferrara. Di alcune vite fa quanto meno, perché Ferrara, come ricorda lui stesso nel video qui sopra, vive di stagioni, di periodi che iniziano e finiscono, di momenti nei quali per una serie di circostanze e incontri particolarmente favorevoli accadono belle cose. Non tutto dura a lungo, alcune esperienze sono destinate ad essere meravigliosamente fugaci, altre più durature, ma tutte concorrono a segnare il tempo che passa, ad identificare epoche, luoghi, persone.
Di Farina si cita spesso il suo incarico più prestigioso, quello di Direttore delle Gallerie Civiche di Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara tra il 1963 e il 1993. Si parla sempre delle mostre grandiose che ha portato a Palazzo dei Diamanti in quegli anni e di come fosse una persona proiettata nel futuro, avanti per l’epoca in cui ha vissuto. Ai suoi funerali laici in Certosa mi ha stupito molto tra i presenti il grande bisogno di raccontare una storia, di condividere un ricordo,
come si vede in certi film americani. Ho provato a raccogliere alcune storie tra chi ha trascorso con lui molti anni, per delineare più il lato personale di Franco Farina che quello lavorativo, tra battute fulminanti e aneddoti memorabili. Forse l’aspetto che meno si è raccontato delle molte vite del Maestro ma che tanti in città ricordano con grande affetto.

E. C.

Franco e Lola si fidanzarono nel 1950. Lola aveva 15 anni, Maurizio 10 e io 5. Per i primi anni, era come se Franco si fosse fidanzato con tutti e tre.  Andavamo insieme al cinema, a passeggio, al mare e persino in vacanza. A 22 anni Franco sapeva assumersi ruoli molto impegnativi e li svolgeva benissimo. A me insegnò a leggere e scrivere e quando iniziai a frequentare la prima elementare feci un figurone. Ma per evitare che mi montassi troppo la testa, Franco mi fece anche qualche scherzetto. Ricordo che riuscì a convincermi che quella cosa che tutti chiamano valigia in realtà non si chiama così. Il suo nome corretto è baligia. Forte della fiducia incondizionata che avevo nei confronti del mio Maestro, mi lanciai in una sfida linguistica a tappeto con adulti e bambini. Come finì, lo potete immaginare e allora il Maestro mi disse: “Pitucca, non devi credere a tutto!”.

Chi lo dice che le performance  in Italia sono databili intorno a gli anni 70 ? Era l’estate del 1956 quando il Maestro alla guida della sua Balilla bicolore, lievemente indisposta, ci stava portando al Lido degli Estensi. Il caldo in auto era insopportabile tanto che il viaggio pareva non finire mai. Quando finalmente arrivammo a destinazione, Franco entrò in una gelateria e ne uscì poco dopo, con in mano numerosi coni gelato. Ogni passeggero ebbe il suo e uno venne lanciato dal Maestro sul cofano della Balilla: “Ce l’hai fatta! Anche a te un gelatino, te lo sei proprio meritato”.
Paola Bonora


Conobbi Franco Farina alla fine del corso biennale d’intaglio e restauro de legno, organizzato dalla Regione. Era il 1980, avevo 25 anni. Un esame pro forma per concludere quella esperienza formativa che avevo con grande passione vissuto, presentando alla commissione, di cui lui era presidente, qualche lavoro uscito da quella insolita officina. Non ricordo cosa portai, né cosa mi disse. Non ho dimenticato però un momento divertente: quando vide un oggetto finto antico, creato da un altro allievo (cornice, forse?), sentenziò, in dialetto: “ Mi, a quei ac fa chi ninul lì, al di d’inquó, agh taiarìa il man!” L’arte contemporanea era ben lungi da ciò che ci era stato insegnato…

In un’altra occasione, anni fa mi disse con una battuta fulminante: “Se sparisse il Castello, i ferraresi se ne accorgerebbero solo perché mancherebbe l’ombra”. Un modo quasi… metafisico per descrivere perfettamente l’indole dei suoi concittadini.

Per festeggiare i suoi ottanta anni, nel 2008 ci fu un saluto corale nel salone di Palazzo Roverella, al Circolo Negozianti. Ero presente e ho rubato un piccolo frammento video, proprio quello in cui dice quella frase simpaticissima: temeva che l’aver messo insieme più di novecento mostre più che una passione fosse il segno di una nevrosi.
Flavia Franceschini


Ho ancora negli occhi l’immagine del Maestro Farina  e di  Andy Warhol in biclicletta in via Ercole d’Este, ballonzolanti sui ciotoli. Non mi sembrava vero. Era l’autunno del 1975  e a palazzo dei Diamanti c’era la mostra di Warhol: mi si apriva un mondo, non avevo mai visto una mostra del genere, per me era una vera scoperta, una vera  crescita culturale. E l’arterfice era stato il maestro Farina, che poi ho avuto la fortuna e il privilegio di frequentare fino alla sua scomparsa. Gli devo, gli dobbiamo, un grande grazie.
Anna Maria Quarzi


Dal diario: Sabato 6 dicembre 2003.
Sono allo Zuni e sto inaugurando la mostra di un gruppo di giovani artisti.
A cena si ferma anche Farina, parliamo, gli chiedo come va e lui guardandomi fisso mi rigira la domanda.
Poi mi dice “stai lavorando?” mi sento imbarazzato non so cosa rispondere, poi aggiunge “i vuoti per un’artista sono dei pieni di energia”.
Poi dopo qualche secondo di silenzio aggiunge “prendi un quaderno scrivi tutti i giorni qualche cosa, anche una sola riga, senza finalità, senza temi fissi”.
“I pensieri sono importanti se non li fissi svaniscono”
Così ho fatto!
Maurizio Camerani


Franco Farina ha sempre frequentato la politica senza mai sceglierla o farsi scegliere da lei. Una volta però ha accettato di candidarsi e io sono orgoglioso che l’abbia fatto per sostenere la mia candidatura a sindaco nel 1995. Fu un’esperienza civica coinvolgente e bellissima che Franco visse con raro entusiasmo.
Dario Franceschini

Ferrara Democratica, 1995


Lo ricordo in un incontro con un altro grande direttore, Jiri Kotalik, delle Gallerie Nazionali di Praga. nessuno dei due conosceva l’inglese e la loro lingua comune fu l’esperienza invece che le parole, scegliendo con garbo e sguardi d’intesa le opere da esporre a Ferrara.
Monica Bracardi


I ricordi sono fatti per essere ricordati, anche perché altrimenti a cosa servono.
E sui miei ricordi riguardanti il mitico e da futura leggenda Maestro Franco Farina tanti e tanti ancora, ma uno speciale, semplice, apparentemente normale ma talmente gratificante da rasentare il protagonismo più sfacciato.
Alla seconda edizione del Ferrara Buskers Festival, siamo nell’89, il Signor Lucio Dalla venne a sorpresa a suonare al festival, e nei mesi successivi venne spesso a Ferrara in Officina in particolare, raccomandandosi però di non dare a nessuno il suo numero di telefono personale, cosa che militarmente feci con piacere.
Ebbene per tanti mesi a seguire alla sera ricordo che mi chiamava a casa il sindaco per potere parlare con Lui, la settimana dopo Franco Farina che lo voleva invitare alle mostre ai Diamanti, un continuo così per molto tempo
Insomma ero diventato con piacere il centralinista ad honorem per il Maestro Farina.
Stefano Bottoni


Pensando a Franco Farina la memoria va, oltre alle grandi mostre che il Maestro ha organizzato e che tutti conoscono, a piccoli episodi, per me umanamente importanti perché vissuti quando “quel” Franco non era ancora il “maestro Farina”. Ma lo stava diventando. E la memoria va alle gite domenicali al Lido degli Estensi, sulla Balilla a tre marce che Franco guidava orgogliosamente portandosi un carico di giovani promesse dell’arte: Maurizio, le sorelle Lola e Paola Bonora ed io. Maurizio ed io in spiaggia disegnavamo, mentre Paola, ancora bambina, giocava col secchiello – ne serbo ancora un disegno, così come ho anche uno “schizzo” di Farina seduto su uno scoglio.


La sera, poi, facevamo incetta di cozze staccandole dal molo e via! A casa di Adriano Cavicchi, musicologo e persona di cultura e simpatia uniche, mentre la moglie, l’amatissima Pina, grande cuoca, elaborava il nostro raccolto, trasformandolo in sontuosi spaghetti. In spiaggia, allora, abbiamo “girato” anche alcuni brevi film: ne ricordo uno in particolare – senza titolo perché non aveva trama… anticipando l’Anno scorso a Marienbad – e iniziava con Farina che inciampava in un morto… era un film giallo? Le musiche d’accompagnamento erano scelte da Louis Maag, alias, Gigi Magoni; tra gli attori, oltre al già citato Farina, Pauline Boneur (Paola Bonora) e gli altri componenti la strana compagnia con la partecipazione straordinaria di Liolà (Lola Bonora che aveva già recitato in film veri), la regia era di Francois Gobeau, il sottoscritto. La sera si andava a vedere il ”girato” a casa Magoni. La sala era sempre al completo!
Gianfranco Goberti


Ho lavorato con Franco Farina – superato il primo timor reverenziale – tra il 1980 e il 1983, presso i musei civici da lui diretti. Da lui ho imparato parecchio, dal come posizionare i quadri in mostra alla correzione delle bozze del catalogo. La sua didattica si esprimeva in modi strani quanti efficaci, alternando la sferzante ironia ai paradossi tranchant… ma giungeva a buoni esiti. Poi, forse a causa dei nostri caratteri un po’ difficili, non abbiamo avuto per oltre un lustro alcun rapporto professionale e neppure amichevole. Negli ultimi tre anni della sua direzione sono quindi riuscito a stampare per lui alcuni cataloghi con i tipi della liberty house, la casa editrice che avevo aperto nel frattempo: e ci siamo riappacificati, per così dire.
Andato in pensione Franco era diventato tra le altre cose il responsabile culturale del Circolo dei Negozianti: mi chiese di tenere a Palazzo Roverella conferenze su artisti ferraresi, da Previati a Mentessi, da Funi a Brindisi. Volle che nella sala fosse presente sempre un originale di questi artisti… e superammo ogni difficoltà con beata e divertita incoscienza perché le opere non erano mai assicurate, prestati da amici compiacenti.
Quando poi curai una mostra su Andy Warhol a Ferrara (2008, galleria Benini) pubblicai in catalogo una divertente intervista a farina, il quale volle rievocare il soggiorno ferrarese del maestro della pop art in modo quasi spregiudicato. Mi parlò allora dell’idea di lasciare la ricca biblioteca di arte che teneva in un deposito al grattacielo nonché la sua collezione di quadri sculture e grafiche al Comune di Ferrara, che aveva servito per tanti anni. Auguriamoci quindi che negli spazi rinnovati del civico Museo di Arte Moderna a Palazzo Massari trovi spazio una Galleria Farina. Ciao, bel signore! Come diceva incontrando gli amici nelle vie attorno al Castello anche negli ultimi anni… muovendo il bastone con aria un po’ british.
Lucio Scardino


Parte della sterminata collezione di cappellini da baseball di Franco Farina (foto di Paolo Volta)

(Grazie a Flavia Franceschini per il paziente aiuto di ricerca e supporto)