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“Magari quando sarà tutto finito ci chiederemo perché i contagi non sono mai cresciuti a Ferrara. Evidentemente qualche ragione ci sarà, o che fosse zona malarica o perché c’è la talassemia, però bisognerà chiederselo perché evidentemente c’è una resistenza naturale di quella provincia a questa infezione che dovremo studiare perché ci potrebbe essere utile anche per altri cittadini”.
Sergio Venturi, commissario regionale ad acta per l’emergenza Coronavirus
Così, dopo aver avuto il primo caso di paziente positivo al tampone soltanto il 5 marzo, in netto ritardo rispetto al resto dell’Emilia-Romagna dove COVID-19 sta purtroppo colpendo duramente la popolazione, da ieri abbiamo anche il patentino di provincia meno colpita della Regione. I numeri salgono anche qui e con essi la dolorosa conta dei morti, dire che il virus da queste parti non si è sentito sarebbe sbagliato e poco rispettoso verso chi sta soffrendo ancora in questo momento, eppure i valori nel ferrarese sono ben distanti dalle altre zone che ci circondano.
Le motivazioni possono essere le più disparate e richiederanno studi approfonditi ad emergenza finita. Noi che di medicina sappiamo al limite la differenza tra Tachipirina 500 e 1000 (due 500 non fanno una da 1000 ndA) non possiamo che formulare qualche ipotesi tra serio e faceto, per passare il tempo a casa. La lista è ulteriormente allungabile a piacere dai lettori, con un po’ di fantasia.
1 – Forse a tenere lontano il virus è il nostro Petrolchimico, o la “Montedison” come ancora la chiamano intere generazioni di ferraresi. La chimica spaventa, le torce accese, i fumi, i versamenti e le infinite battaglie in nome della salute dei cittadini ci portano spesso a pensare a quel quartiere di acciaio e tubi sempre in funzione come la causa di ogni male.
2 – PM10 – ben 38 sforamenti del limite consentito dal primo gennaio ad oggi: non si può certo che dire che l’aria da queste parti sia particolarmente salubre. Forse il virus gira con la mascherina come noi e ha preferito tirare dritto lasciando allo smog l’ingrato compito di ammalarci come ogni anno.
3 – Può anche darsi che il Corona virus sia effettivamente arrivato dalle parti di Ferrara, come sembra dal bolognese, dove i numeri sono più alti. Però ha trovato il solito banco di nebbia ad Altedo e si è perso perché poco pratico della zona. Ha svoltato a destra ed è finito a Medicina, dove si è insediato perché la gente era simpatica e si mangiava bene.
4 – Il virus non ha attecchito per la presenza nell’aria del canvìn (da “canva”, canapa nel nostro dialetto), il pulviscolo che si liberava in aria nel momento in cui la cannabis sativa cresceva nelle campagne ferraresi. “Al canvìn l’andava su pr’al nas e als tacava al sudor”, si diceva un tempo. Perfino De Chirico ne scrisse all’epoca in cui soggiornò a Ferrara:
Inoltre i ferraresi sono anche terribilmente libidinosi; ci sono giorni, specialmente nell’alta primavera, in cui la libidine che incombe su Ferrara diventa una forza tale, che se ne sente quasi il rumore, come di acqua scrosciante o di fuoco divampante. Il professor Tambroni, insigne frenologo, che allora dirigeva il manicomio di Ferrara e che io conobbi, mi spiegò che questo stato anormale dei ferraresi è dovuto alle esalazioni della canapa ed alla continua umidità; infatti tutta la città è costruita su antichi maceri. Pare che le esalazioni della canapa abbiano una particolare influenza sull’organismo umano. Ne parla anche Baudelaire nel suo libro: Piccoli poemi in prosa; quando tratta degli effetti del hashish dice anche della canapa: “Nel periodo in cui si fa il raccolto della canapa, avvengono a volte strani fenomeni tra i lavoratori, tanto tra gli uomini che tra le donne. Si direbbe che dal raccolto salga non so quale spirito vertiginoso che circola intorno alle gambe e s’innalza maliziosamente fino al cervello. La testa dei contadini è piena di turbini, talvolta poi è carica di mezzi sogni. Le membra si accasciano e si rifiutano di servire.”
5 – Potrebbe anche essere che dalla Lombardia, dove si sono sviluppati i primi contagi, il virus abbia percorso insieme a qualche viaggiatore la via Emilia, scendendo lungo la pianura padana in direzione Rimini o verso Roma, escludendo del tutto il nostro territorio.
6 – Una volta a Bologna, un po’ come tante comitive di turisti orientali, ha fatto una gita a Venezia per fare foto al Ponte dei Sospiri e al Ponte di Rialto. La guida turistica poco preparata ha giurato che in mezzo non ci fosse nulla di interessante, così Corona è sceso dalle nostre parti solo per fare una veloce pipì, all’autogrill di Ferrara Nord.
7 – Ne aveva sentito parlare, ma non pensava di trovarne di vive anche a marzo: le zanzare nel ferrarese sono state insopportabili anche ad un virus di passaggio. A noi che da queste parti ci viviamo non resta che sperare che il contagio passi in fretta o i due flagelli si sovrapporranno inesorabilmente.
8 – Il cartello ammonitore del nostro Girolamo Savonarola ha fatto il suo effetto sul Coronario Bigatton, che così è girato alla larga per evitare di fare la stessa fine del frate domenicano.
9 – Saputo che c’era un santuario in suo onore il virus si è recato in visita, un po’ orgoglioso. Ha scoperto solo poi che la Madonna della Corona si trova però a Ferrara di Monte Baldo, la nostra omonima in provincia di Verona. Ce la siamo cavata per un banale errore geografico.
10 – L’ultima ipotesi è che anche il commissario Venturi si è sbagliato nel dare le informazioni: il caso che fa notizia oggi per la totale assenza di contagi è quello di Ferrera, e non Ferrara. Un paese di mille anime nella sconfinata provincia pavese, che differisce da noi per una sola, determinante, lettera.