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Dopo il lockdown imposto dall’emergenza Covid, rimarrà a quanto pare definitivamente chiuso il Museo del Risorgimento e della Resistenza per come lo conosciamo oggi, nella sua sede di Corso Ercole I d’Este, quasi nello stesso allestimento di sempre dal primo dopoguerra. Molte delle cose esposte attualmente saranno trasferite in un magazzino, si tratta in buona parte di cimeli provenienti da donazioni delle famiglie ferraresi per ricordare familiari e loro cari che presero parte al Risorgimento o alla Resistenza nel secondo dopoguerra.
Avete mai visitato questo Museo? Io alcune volte negli anni passati e l’idea di non poterci portare mia figlia non appena sarà più grande e studierà storia mi dispiace un bel po’.
Ci si entra con passo disinvolto, attraversando il giardino curato e sbirciando il busto in bronzo che affianca l’ingresso. Varcata la soglia si saluta in biglietteria, un cenno e un sorriso anche ai guardasala. Fino qui tutto bene. […] Il nodo in gola inizia a stringersi quando si lascia il corridoio e si inizia lentamente ad attraversare la sala dedicata alla Resistenza. Si spengono le chiacchiere, l’entusiasmo da gita – che sempre accompagna la visita di un museo, fosse anche a tre minuti a piedi da casa – muore subito dopo. Che succede? Succede che sfiorando i poster infilati nei raccoglitori, guardando le fotografie appese e leggendo i documenti raccolti lo spazio attorno si trasforma: credevamo di essere in un luogo pubblico e invece ci troviamo in un luogo privato. Una casa per la precisione. Vecchiotta e polverosa, che mostra senza vergogna la sua età: i legni appassiti dal tempo, le stampe scolorite, le sale allestite in modo semplice e funzionale. E il motivo per cui viene da piangere è che nelle sue dimensioni ridotte, nel suo essere in qualche modo incastrata in un tempo passato, la casa appare indubbiamente abitata.
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Il piano attuale prevede che a seguito della chiusura per far posto al nuovo bookshop di Palazzo Diamanti vengano trasferiti i documenti in consultazione al piano superiore di Porta Paola in piazza Travaglio (da settembre, con la riapertura delle scuole). La nuova sede espositiva dovrebbe invece essere in corso Giovecca, alla Casa della Patria, quando verrà ristrutturata. I tempi? I lavori non partiranno prima dell’inizio del 2021 e finiranno se tutto va bene a metà del 2023. C’è il grosso rischio che il Museo sparisca per un bel po’, sempre che si riesca davvero un domani a riaprirlo. In passato abbiamo già avuto casi simili, ricordate la fine del Museo Antonioni, chiuso dopo soli undici anni e mai più riaperto in altra sede?
L’Anpi ha lanciato un appello sui giornali e in rete per trovare una sistemazione alternativa, ricordando come il Museo rappresenti un punto di riferimento importante per la città, incrementando negli ultimi anni le visite e i biglietti paganti, arrivando a superare le 10000 presenze all’anno.
Per non parlare dei progetti collaterali avviati con scuole e associazioni negli anni, non ultimo quel MuseoMix che nel 2016 provò a ripensare spazi e modalità di fruizione con una call aperta a creativi della città e non solo.
Da anni il Museo del Risorgimento e della Resistenza collabora poi con l’Istituto di Storia Contemporanea, l’Anpi stessa, con un lavoro di formazione importantissimo verso quelli studenti che domani saranno chiamati ad essere cittadini responsabili, consapevoli della storia della città in cui vivono. Soprattutto orgogliosi di chi ha combattuto e ha dato la vita per quei valori che oggi sono il fondamento del vivere democratico e la base di ogni insegnamento di Educazione Civica.
Civica che da settembre torna nei piani di studio e nelle scuole di ogni ordine in Italia, ed è sconfortante sapere di non avere un luogo dove portare le scolaresche a toccare con mano la Storia imparata sui banchi. Non si può prescindere da un Museo aperto e vivo che ricordi Risorgimento e Resistenza in una città come Ferrara, non si può accettare che la sua sistemazione passi in secondo piano nelle scelte di un’Amministrazione, a maggior ragione visto che esiste, da un anno a questa parte, un Assessorato alla Civiltà Ferrarese.
Il luogo da trovare dovrebbe avere naturalmente spazi adeguati alla didattica ed essere accessibile, possibilmente in centro storico perché non diventi alieno a passanti, studiosi e turisti che ci transitano anche per caso. Un luogo insomma degno del nome e dell’importanza che un Museo come questo merita.
Per firmare la petizione:
http://chng.it/SdJ2tJSQ5H