7 Gennaio 2022

Qui c’è solo la vita com’è: il Mondonuovo di Gianni Celati che omaggia la nostra pianura

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La grandezza di Gianni Celati, scomparso lo scorso 3 gennaio a Brighton in Inghilterra, dove viveva da molti anni, sta nelle piccole cose. Un cantore straordinario dei dettagli che si nascondono nelle pieghe della pianura Padana, nelle storie che ha ascoltato in giro per paesini, bar, distributori di benzina, supermercati dove la Provincia si esprime in tutto il suo spleen monocorde. Celati era nato a Sondrio ma ha trascorso tutta la sua infanzia da queste parti, essendo il padre originario di Bondeno e la madre di Sandolo, in provincia di Ferrara. Il suo narrare calviniano e stralunato è un tipo di letteratura che non c’è più, di chi è curioso e affamato di ascoltare le persone, le loro vite, le loro vicende a volte prive di qualche guizzo narrativo e al contempo piene di verità. Con l’incedere lento del grande fiume Po, con il tempo tranquillo del viandante e la disillusione tipica di molta gente della nostra terra.

Tra le altre cose Gianni Celati è stato scrittore, professore, traduttore, critico e documentarista. Recuperare la sua opera è un modo per capire più a fondo il territorio in cui viviamo, lontano dai modi e dai tempi del turismo moderno, lontano dai cliché comunicativi di oggi. Un libro di Celati è pranzare in una trattoria di una frazione del reggiano e fermarsi a discorrere con la vecchia proprietaria, non è un ristorante alla moda disegnato da qualche architetto, con piatti elaborati da instagrammare per farsi belli online. Un libro di Celati è sedersi su un paracarro a immaginarsi come doveva essere cinquant’anni fa quel tratto di strada che si perde all’orizzonte dove tua madre fece la prima comunione, parlare con la gente per chiedere informazioni, tramandare tradizioni, dicerie, storie da bar, di quelle che a volte raccontano quelli che la sparano grossa ma poi non te le scordi più.

Se avete tempo il libro “Narratori delle pianure” (Feltrinelli, 1985) è una lettura piacevole e originale che si completa in poche ore: 30 racconti brevi ambientati nella bassa padana intorno al fiume Po dove molte delle cose che Celati ha vissuto o sentito riemergono sotto forma di ricordi mescolati alla fantasia e all’imprevedibilità. È una foto di Luigi Ghirri, ma narrata a parole.

Se invece andate di fretta c’è un video straordinario che ne riprende alcuni passaggi e si può vedere online. Mondonuovo è un documentario di Davide Ferrario del 2003, dove Celati vaga tra ferrarese, reggiano e modenese tra ricordi e considerazioni di ogni tipo. Una terra di mezzo, sospesa tra fantasmi del passato e modernità surreale. La troupe al suo seguito va alla ricerca di Sandolo, il paesino dove nacque la madre di Celati, e si mette sulle tracce del viaggio compiuto all’inizio del secolo dalla famiglia della donna per trasferirsi da Portomaggiore a Ferrara.

Si vede integralmente qui e dura poco meno di un’ora:

https://www.youtube.com/watch?v=frDsiG9X0x8

Stiamo andando verso Comacchio, cercando un posto che si chiama Mondonuovo. Questo termine era usato spesso da queste parti perché aveva dentro qualcosa che naturalmente riguardava tutti gli ideali del socialismo.
In questa zona tutta piatta dove non ci sono case vecchie perché sono tutte cresciute più o meno nel dopoguerra tutto è modesto. Anche i colori sono modestissimi, anche il cielo oggi è così grigio, è tutto improntato al contrario della spettacolarità: qui c’è solo la vita com’è. Questo mi fa pensare cosa c’era dietro quella parola Mondonuovo: c’era semplicemente il fatto di credere ancora al mondo.

Gianni celati, mondonuovo, 2003