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Un omaggio in musica e parole che suona come passaggio del testimone tra due generazioni, un racconto della Milano di una volta originale e colorato: le canzoni di Enzo Jannacci tornano sul palco del Teatro Comunale di Ferrara riviste e reinterpretate da Elio, con una band d’eccezione a supporto.
Ci vuole orecchio è la messa in scena di un varietà giocoso e spensierato, è uno sberleffo che un po’ strizza l’occhio al teatro canzone di Giorgio Gaber e alla poetica di Dario Fo per portare la milanesità dell’indimenticabile “poetastro” Jannacci in giro per lo stivale, intrattenendo e divertendo in poco più di un’ora che scorre serrata. Canzoni e storie si susseguono una dopo l’altra spaziando tra il nonsense e la storiella da bar, tra l’assurdo e l’amore agrodolce urbano, tra calembour linguistici e gag da varietà brillante.
Jannacci è scomparso ormai nove anni fa ma la sua eredità è quantomai presente tra le pieghe del cabaret e della musica che ancora oggi porta avanti quello stile stralunato, sghembo e sempre intelligente. Un personaggio eccentrico e un cardiologo serissimo dismessi i panni di scena, Jannacci ha saputo intrecciare nei suoi pezzi l’allegria di Silvano e la malinconia di Giovanni telegrafista, la gaia spensieratezza di Vengo anch’io e la tristezza di Quando il sipario calerà. Un genere del tutto suo, ma sempre popolare e apprezzatissimo dal pubblico di ogni età.
Con Gaber è stato anche cantore di una Milano che non c’è più, quella delle periferie ma anche delle luci della ribalta, degli impiegati arrivati a lavorare dal sud, delle fabbriche, dei condomini, delle prostitute “coi calzett de seda” e del dopolavoro ferroviario, dei barboni, degli ultimi e degli sciopà, personaggi felliniani che compongono un immaginario vivissimo e caro a molti artisti del mondo del cinema e della letteratura.
E chi meglio del saltimbanco Elio poteva reinterpretare tutto questo mondo? L’estroso frontman delle Storie Tese, dismessi i panni del comico e personaggio televisivo è un cantante dalla straordinaria estensione vocale, oltre che un flautista e un compositore di rara intelligenza. Sul palco per la prima volta senza la sua storica band è circondato da lampade colorate che compongono una scena arlecchinesca, come a suggerire spazi e momenti diversi della carriera di Jannacci, mentre cinque giovanissimi musicisti reintrepretano e dialogano con lui in una jam session che sembra uscita da un jazz club, o da una fortunata esibizione del Buskers Festival. Gli arrangiamenti sono di Paolo Silvestri, le musiche vedono Alberto Tafuri al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono, Giulio Tullio al trombone.
Tra un brano e l’altro Elio racconta storie che fanno sorridere, giocando con le parole, intrattenendo con pensieri di strada che fanno da corollario alla musica di Jannacci: c’è un po’ della Milano di Dario Fo e Beppe Viola e infatti sono proprio loro gli autori (quasi mai citati) di questi intermezzi, insieme a Elio stesso, Umberto Eco, Cesare Zavattini, Francesco Piccolo, Marco Presta e Michele Serra.
Così la gente applaude, canta e ride di gusto, le poltrone del teatro sono pienissime nonostante le mascherine e il groppo in gola di questi tempi difficili, dove un’ora di puro divertissement come questa è una vera e propria boccata di ossigeno.
E ad un certo punto è impossibile distinguere Elio da Enzo, Belisari da Jannacci, chi sta interpretando chi? Sembra di sentire un pezzo delle Storie Tese, eclettico e sbilenco pieno di giochi di parole, o è quel medico milanese che sta cantando con la voce di Elio? La trasfigurazione si completa, il passaggio simbolico tra due milanesi che hanno fatto della maschera e del riso triste la loro cifra stilistica chiude il cerchio. Elio canta Enzo facendolo suo, senza pretesa di imitare ma anzi rendendolo contemporaneo per omaggiare anche un po’ se stesso, la sua città, il suo passato, quando il padre che era stato compagno di classe di Jannacci gli faceva sentire tutti i dischi.
Chiudendo gli occhi per un momento sembra davvero di averlo ancora davanti. Vieni fuori Jannacci, sei circondato! Arrenditi!
Ci vuole orecchio sarà al Teatro Comunale di Ferrara in replica sabato 15 gennaio alle 20.30 e domenica 16 alle 16.00. Biglietti disponibili su www.teatrocomunaleferrara.it, il circuito Vivaticket e in biglietteria.