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Il mondo del volontariato è per definizione molto sfaccettato: è un insieme di persone ed esperienze di vita anche molto diverse che si incontrano per dare e ottenere aiuto nella vita di tutti i giorni. È il lato umano di ognuno di noi che prende il sopravvento sulla fretta e l’egoismo delle nostre giornate. Si chiama volontariato ma ha il volto di un tuo amico, del tuo vicino di casa, del tuo compagno di banco, di un familiare, che si impegna mettendo a disposizione un po’ del suo tempo per qualcuno che sta vivendo una situazione difficile. E per come è imprevedibile la vita potresti essere tu oggi la persona che aiuta, e un domani essere sempre tu ad avere bisogno di aiuto.
A Ferrara c’è un progetto che ormai da oltre un decennio mette a sistema le tante esperienze sul territorio: “Volontariato Accogliente e di prossimità” nasce nel 2011 su iniziativa delle associazioni Anche Loro, Centro Donna Giustizia, Comitato Alba Nuova, Dammi La mano, Famiglie Numerose, Associazione Arcobaleno, Servizio Accoglienza alla Vita, Viale K, Famiglie per l’Accoglienza. Un gruppo di volontari e volontarie che si è messo a disposizione della comunità, con il sostegno di CSV Terre Estensi e in collaborazione con i Servizi Sociali e i Servizi pubblici per l’Infanzia del Comune di Ferrara. Tutti i volontari esperti o nuovi coinvolti in questi progetti non percepiscono alcuna forma di contributo e la collaborazione è del tutto volontaria e gratuita.
A raccontarmi i dettagli e le novità che sono all’orizzonte quest’anno è Silvia Dambrosio, coordinatrice del progetto per CSV Terre Estensi.
“Il nostro è un progetto di comunità flessibile, che ha l’obiettivo di offrire il sostegno e un aiuto nella quotidianità ai bambini, alle loro famiglie e alle persone anziane sole che vivono situazioni di fragilità e isolamento economico e sociale. Ma anche di avvicinare queste famiglie alla loro comunità di appartenenza, coinvolgendo nuovi cittadini come volontari. Attualmente ha in atto progetti di accudimento bimbi in orari non coperti dai servizi ma lavorativi per i genitori, aiuto per i compiti, accompagnamento a scuola e ad attività extra scolastiche, e anche, dal 2020, per persone anziane sole, progetti di compagnia e aiuto per piccole commissioni o accompagnamenti a visite.”
Con l’obiettivo dunque di rispondere ad un bisogno semplice ma fondamentale delle famiglie o delle persone sole. Persone senza rete di supporto e con poche risorse economiche il cui interesse è recuperare la propria autonomia, superata la fase critica. In seconda battuta per favorire poi la creazione di nuove relazioni o il reinserimento nella comunità, uscendo dall’isolamento dove spesso portano le difficoltà vissute in solitudine.
Negli oltre 10 anni di vita del progetto sono stati realizzati circa 209 accordi di volontariato a favore di 156 nuclei con minori. I progetti sono messi in campo dal CSV ma anche proposti dalle associazioni, dagli enti pubblici e perfino dai volontari stessi. Per chi aiuta è anche un’occasione per mettersi in gioco, iniziando un percorso di conoscenza e inclusione che rafforza i legami comunitari e scioglie i pregiudizi derivanti dalla mancata conoscenza delle situazioni di bisogno.
In una società sempre più egoista e di fretta immagino non ci sia la coda davanti alla porta del CSV, la pandemia ci ha reso per qualche tempo un po’ più “orsi” e restii all’incontro soprattutto con gli sconosciuti. Silvia mi spiega che al momento sono infatti circa 40 i volontari attivi, non pochissimi ma rapportati ad una città di circa centrotrentamila abitanti sarebbe bello che fossero molti di più.
“Diventare volontario è semplice – racconta Silvia – se hai voglia di fare un’attività che metta a frutto una tua passione (insegnamento, comunicazione con bambini o anziani, relazione, organizzazione, lettura, guida) e di conoscere persone, puoi metterti a disposizione chiamando la segreteria del CSV o rispondendo agli annunci che ogni tanto mettiamo su newsletter, pagina facebook, o attraverso i messaggi che altri volontari condividono privatamente su Whatsapp. Basta offrire il tempo che si ha: una o due ore a settimana oppure di più, con regolarità, sono una buona base di partenza per costruire una relazione con le persone che si aiutano.”
Durante la pandemia i volontari che si occupavano degli accompagnamenti a scuola sono rimasti fermi, ma alla ripresa delle lezioni si sono rese necessarie più persone a disposizione, perché ogni tanto qualcuno risultava positivo ai tamponi. Mentre chi seguiva gli studenti con i compiti ha visto crescere il suo impegno specialmente in lockdown, organizzandosi online con strumenti come Skype o Meet. Per gli anziani invece un progetto ad hoc ha previsto una telefonata all’ora del tè a chi viveva solo ed era più spaventato dalla situazione sanitaria in corso.
In ogni caso superato il biennio del covid Volontariato Accogliente e di prossimità è un progetto in continua crescita, sostenuto fino al 2021 esclusivamente da raccolte fondi e donazioni e dallo scorso anno anche con un finanziamento annuale da parte dell’Amministrazione Comunale, rinnovato anche per il 2023 insieme ad un contributo garantito dalla Fondazione Estense.
Dieci anni di attività sono stati l’occasione un paio di anni fa per raccogliere le esperienze dei volontari in un ebook, disponibile sul sito del progetto: un riassunto al contempo di quanto fatto negli anni e un modo per promuovere il progetto agli occhi di chi vorrà intraprendere lo stesso cammino.
“Ricordo che diverse persone hanno raccontato di avere deciso di diventare volontari mentre vivevano un momento triste o difficile della propria vita – spiega Silvia – mettersi nella dimensione del dono, del donare tempo e attenzioni, ha portato un nuovo senso e una forza positiva nella loro vita. Tra gli altri mi ha colpito la tenerezza della famiglia di Nicole, che pur con tre bimbe ha fatto spazio per un quarto passeggero per portare a scuola un bimbo di una famiglia con un fratellino ospedalizzato. O la storia di Matteo, che ogni settimana fa 80 km per venire a Ferrara ad aiutare alcuni bambini a fare i compiti, perché anche a lui sarebbe piaciuto ricevere aiuto quando era studente e questo lo fa sentire ogni volta più in pace e contento.”
Per Silvia i risultati più belli ottenuti in questi anni sono stati gli incontri con famiglie in condizioni di fragilità, che una volta superati i momenti difficili si sono messe a loro volta a disposizione di altre famiglie. Ma anche i bambini che con i volontari dell’aiuto compiti hanno recuperato fiducia nelle proprie capacità e acquistato la fierezza di capire e la voglia di imparare. O persone anziane che hanno accolto con gioia i nuovi amici volontari nella visita settimanale. L’importante, racconta Silvia, è che nel supportare famiglie e prevenire disagio e scoraggiamento con piccole azioni, si contribuisca alla pace. Perché incontrandosi e conoscendosi, le persone imparano a riconoscere il pregiudizio e ad andare oltre.
Ora nell’ottica di far conoscere il servizio ad ancora più persone e per riflettere sull’utilizzo degli spazi pubblici e di come siano luogo di incontro e scambio tra culture, il CSV Terre Estensi ha lanciato da pochi giorni un contest. Sfiderà la cittadinanza a inviare elaborati per proporre idee che migliorino la vita nei quartieri. “Il quartiere che vorrei” è una sfida a prendersi cura dei luoghi in cui viviamo, un’attenzione alla prossimità a 360 gradi.
L’iniziativa a partecipazione gratuita è dedicata a tutti cittadini dai 18 anni in su che abitino o abbiano abitato a Ferrara. Dal 1 febbraio fino al prossimo 15 marzo ciascun partecipante può concorrere per una delle tre categorie previste dal contest: visual – foto e illustrazione, video, elaborato scritto. I premi per ciascuna delle tre categorie consistono in 150 euro per il primo posto, 50 euro il secondo, grazie al contributo di Coop Alleanza 3.0. I contenuti che arriveranno verranno comunque valorizzati come spunto di riflessione e possibile attivazione all’interno dell’evento “Vedere Oltre”, il prossimo 5 aprile a Factory Grisù.
Per leggere il regolamento e avere maggiori informazioni: www.ilquartierechevorrei.com