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Il ritorno dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini a Ferrara è un dono: non solo perché i concerti in programma domenica 5 marzo, lunedì 17 aprile e giovedì 11 maggio al Teatro Comunale sono l’occasione per applaudire tre solisti eccellenti, ma perché gli appuntamenti sono tutti a sostegno della Fondazione ADO, da anni accanto ai pazienti affetti da patologie oncologiche o cronico evolutive a Ferrara e in provincia.
Per il primo evento de La musica dona emozioni, Giovanni Sollima è al violoncello e alla direzione per il Concerto in do maggiore di Haydn incastonato fra due proprie composizioni. La seconda data della rassegna ha invece per protagonista la fisarmonica di Simone Zanchini, con la Cherubini diretta da Giovanni Conti, per le atmosfere tango dei brani di Richard Galliano, Roberto Di Marino e Astor Piazzolla. A completare il trittico, il trombettista Flavio Boltro e il suo quartetto dialogano con il Decimino di fiati della Cherubini per un programma a tutto jazz.
Per la prima data di marzo la Cherubini torna dunque a fare musica con un amico di vecchia data come Giovanni Sollima, la cui prima collaborazione con l’Orchestra risale al 2008. Da una parte il repertorio più classico e tradizionale, dall’altra la continua sperimentazione di sonorità e intrecci stilistici inauditi, e di strumenti prima di lui inimmaginabili.
La personalità artistica di Sollima è unica e inconfondibile: violoncellista tra i più stimati al mondo, compositore e spesso anche direttore d’orchestra, con una audacia e una sensibilità che ne proiettano la musica e il gesto interpretativo oltre i confini di genere. Ancora una volta nella doppia veste di solista e concertatore, ha scelto un programma che scaturisce proprio dai suoi straordinari e poliedrici viaggi nell’universo musicale. Basti dire che il Primo Concerto per violoncello e orchestra in do maggiore di Haydn è incastonato tra due sue composizioni: The N-Ice Cello Concert e When We Were Trees per due violoncelli. Sentiamo dalle sue parole la presentazione dei brani che saranno eseguiti.
Sollima, per la prima opera haydniana ha composto le cadenze e l’ha definita “un mix di sublime e di terrore per tutti i violoncellisti che si misurano con la sua scrittura estrema”.
Si, si tratta di un lavoro che per forma e varietà di registri non ha precedenti, ma che eseguito continuamente anche in concorsi e audizioni rischia talvolta di perdere i tratti più nobili, i colori e la trasparenza. Per questo nell’interpretarlo mi baso esclusivamente sullo straordinario manoscritto di Haydn, grazie al quale riesco a evitare le stratificazioni interpretative ed editoriali che si sono accumulate nei suoi duecento anni di vita.
Nelle sue composizioni invece troviamo brani in cui sembra vibrare una sorta di afflato verso la natura. In When We Were Trees si avverte l’evocazione delle “radici” naturali dell’uomo, mentre in The N-Ice Cello Concert sembra risuonare implicito l’allarme per il rischio ambientale che l’uomo sta provocando. Nel suo processo compositivo quale ruolo riveste l’elemento “naturale”?
Difficile dirlo, non ho mai pianificato o progettato alcun messaggio in questo senso. Però sono diversi gli aspetti che mi “provocano” in questo senso: per esempio la fortissima attrazione per la natura che, negli ultimi anni, mi ha portato ad allontanarmi sempre di più dalla città e a rinunciare ad una quotidianità in luoghi dove ritmo, aria, spazio, tempo, albe, tramonti e odori non erano più percepibili. Eppoi, forse un violoncello può raccontare sempre qualcosa di naturale: del resto la materia di cui è fatto è per sé stessa energetica e naturale. Un violoncello era un albero.
A proposito di violoncelli e di materiali: The N-ice Cello Concert, brano protagonista anche di un documentario, è concepito per un incredibile violoncello di ghiaccio, che però ora viene riproposto con un altro strumento inconsueto, uno dei tanti (fieno, cartone, alluminio, seta…) con cui lei si è misurato.
Si tratta di un brano fragilissimo come fragilissimo era il violoncello di ghiaccio che abbiamo trasportato in una vera avventura dal Trentino fino al mare di Sicilia. Ma l’idea di fragilità, appunto, che mi ha ispirato, insieme a quella di ricerca musicale, per la natura dei temi e la forma stessa del brano, possono trovare sostanza anche nell’arcaicità di un altro materiale, come è in questo caso la carta. Riciclata. Suonerò infatti un violoncello di cartone. Un violoncello a tutti gli effetti, che però racconta un’altra storia.
Sempre a proposito delle sue composizioni, When We Were Trees prevede una struttura molto articolata, con richiami eterogenei che dalle risonanze della foresta arrivano fino a Vivaldi. Come può descrivercela?
A proposito di “natura” e di alberi, mi viene in mente che quando l’ho scritta, nel 2008, vivevo tra Berlino e Palermo. In Germania ero riuscito a far crescere i fichi d’India in giardino, mentre in Sicilia un gigantesco e centenario Ficus Magnolia sul quale mi ero arrampicato da bambino mi entrava quasi in casa… In ogni caso, è un brano in sei movimenti, vagamente ciclico, in cui si passa dal ricordo di un amico architetto africano che costruiva case sugli alberi ai nostri emigranti che tra Otto e Novecento scrivevano lettere ai parenti su grandi foglie d’albero utilizzate come cartoline con tanto di francobollo, fino a Vivaldi, a un finale di un suo concerto dalla forma “ramificata” da cui prendono le mosse le mie variazioni… movimenti che sono come gli episodi di un racconto.
PREVENDITE
Info: https://www.teatrocomunaleferrara.it/events/event/sollima/
Biglietteria Tel. 0532 202675 | www.teatrocomunaleferrara.it | Vivaticket
Biglietto singolo concerto 15 euro (posto unico), ridotto 9 euro per studenti e over 65