23 Marzo 2024

Escher ai Diamanti: una geometrica e adorabile mostra social

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Maurits Cornelis Escher visita Ferrara di passaggio andando da Ravenna a Venezia, il 5 giugno 1922. Nel suo diario annota:

“La mattina sono partito da Ravenna alle 8.00 per Ferrara, dove ho dovuto aspettare diverse ore per il treno per Venezia. Ho preso un tram per la città e ho visitato la Cattedrale di San Giorgio che ha un’eccezionale bella facciata antica, decorata con ricchi bassorilievi del XII-XIV secolo, con alcuni animali alati, metà uccelli e metà leoni “probabilmente”, su entrambi i lati dell’ingresso. Ho mangiato bene spendendo poco in un piccolo ristorante e sono ripartito alle 12.30 per Venezia, dove sono arrivato alle 15.00.”

Se soltanto Escher avesse potuto spendere qualche ora in più in città, spingendosi fino a Palazzo dei Diamanti, sono sicuro che ne sarebbe rimasto affascinato al punto che oggi avremmo almeno un’opera del geniale artista olandese ispirata al pattern bianco rosato del bugnato rossettiano.

Questa metamorfosi avrebbe potuto avere i diamanti di ferrara, no?

La mostra che inaugura oggi proprio a Palazzo dei Diamanti sembra dunque trovare il suo collocamento perfetto a partire proprio dagli esterni, ma è tra le sale buie a tinte blu che la magia dei disegni di Escher prendono vita giocando con lo spettatore tra matematica, arte, illusioni ottiche, interattività e un’antologica di 130 opere che ripercorrono l’intera sua attività.

questa è la copertina di un corso di disegno qualunque, da decenni, in qualunque posto del mondo

Nato nel 1898 a Leeuwarden in Olanda, Maurits Cornelis Escher ha conquistato l’apprezzamento di milioni di visitatori grazie alla sua straordinaria capacità di trasportarli all’interno di mondi immaginifici e apparentemente impossibili. Nelle sue creazioni confluiscono innumerevoli temi e suggestioni: dai teoremi geometrici alle intuizioni matematiche, dalle riflessioni filosofiche ai paradossi della logica.

Chi non conosce almeno una di quelle immagini suggestive fatte di pattern impossibili dove figure positive si incastrano alla perfezione con la loro sottrazione, dove un’idea astratta prende forma e si evolve in qualcosa di diverso e reale, dove le leggi della fisica non valgono più e non si capisce se i personaggi salgono o scendono, se l’acqua sta cadendo o risalendo, se quell’architrave porta da qualche parte o girando la testa diventa pietra angolare di un’altra stanza.

Escher appartiene a tutti noi fin dall’infanzia: sono i numeri e la scienza che diventano arte, è l’arte che spiega come la fisica su un foglio bianco si possa sempre mettere in discussione, è la copertina di un manuale di Analisi Matematica, di un saggio di Fisica, è il poster di un convegno sulla psiche umana, un volantino di un seminario sulla letteratura e la filosofia. Le immagini di Escher appartengono all’immaginario collettivo perché sono diventate icona pop come in altri tempi le opere di Warhol o più di recente Banksy nei rispettivi campi d’azione. Sono icone del loro tempo ma hanno attraversato le mode e ancora oggi esistono in rete in forma di meme, gif, pixel, sticker o reel. Le opere di Escher hanno influenzato il linguaggio del design e della pubblicità, sono una sfida alla percezione e rappresentano un unicum nel panorama della storia dell’arte di tutti i tempi.

Vederle da vicino è una gioia per gli occhi: potete avvicinarvi fino a perdervi con la vista dentro una delle sue opere, per scovare una sbavatura che non c’è, un’incertezza, un dettaglio sempre sfuggito, la firma bellissima, la texture della carta, un po’ arricciata e ingiallita dal tempo. Sono concrete, vere, non più la copia digitale che hai salvato su un hard disk nel 1996, puoi apprezzarne la stampa litografica, capire le tecniche, percepirne le dimensioni. Quante persone conoscono le dimensioni della Marylin di Warhol dal vero quando è la sua riproduzione seriale e in ogni forma ad averne sancito la fama?

Le dimensioni nella mostra di Escher sono continuamente messe in discussione: a tratti più che ad una mostra di Ferrara Arte sembra di stare in qualche Museo della Scienza, tra pulsanti da premere, video interattivi dove il visitatore prende vita all’interno delle opere, specchi riflessi e stanze magiche con le prospettive impossibili. Interattività che stringono più l’occhio ai social e alla possibilità di fotografarsi per diventare veicolo promozionale della mostra stessa, più che esperimenti dal solo scopo didattico.

È evidente come non mai che questa mostra sia per sua natura pop e accessibile anche a un pubblico poco avvezzo ai musei, un po’ l’opposto della precedente su Achille Funi, i cui risultati in termini di pubblico chiedono oggi una piccola manovra correttiva. È lo stesso organizzatore Vittorio Sgarbi ad ammetterlo presentandola all’inaugurazione, chiamato a proporre un contenuto più “leggero” ed adatto ai mesi estivi ma anche per chiudere il cerchio simbolicamente di quel percorso iniziato con l’esposizione di Banksy tanto chiacchierata. Mostre non prodotte da Ferrara Arte ma concept che vengono adattati al contesto espositivo in cui si trovano, portando nomi di grande richiamo capaci di coinvolgere un pubblico nuovo grazie al richiamo di artisti noti del nostro tempo.

Per essere sicuro di sembrare più alto di Catalina mi sono perfino messo in punta di piedi!

Il fine è quello di “godere” dice sempre Sgarbi: queste opere sono gioia per gli occhi, filo da torcere per la mente, rovello matematico, enigmistico, logico. E in effetti se vi piacciono l’illustrazione, la grafica e il linguaggio visivo di Escher avrete sicuro godimento dalla visita di questa mostra. I labirinti della mente di Escher sono impressionanti e al cospetto della porcheria seriale generata oggi dalle AI in pochi secondi diventa imbarazzante pensare alla grandezza della sua opera. Un visitatore davanti a me lo fa notare alla moglie: “Quanto tempo avrà impiegato per fare questi dettagli certosini? Pensa che oggi un’intelligenza artificiale potrebbe generarlo uguale in 30 secondi.” Non è del tutto ancora vero, ma ci manca poco: quanto è sconfortante vivere in un’epoca dove le cose che vedremo, presto non saranno distinguibili da quelle che avevano cuore e anima?

porcelletti, diavoli, pesci e chitarre

In mostra non mancano i grandi classici delle tassellature, cioè di quelle superfici intarsiate di figure geometriche o antropomorfe tra giochi in bianco e nero, in dialogo tra opposti, che Escher elabora dopo aver visitato nel 1936 l’Alhambra di Granada. Pattern che si evolvono in un secondo momento e danno vita alle Metamorfosi. Qui Escher crea un mondo in cui diverse figure danno vita a vortici di trasformazioni di forme astratte in forme animate e viceversa, traslando l’una all’altra senza soluzione di continuità, in una metamorfosi continua. Da quelle forme si arriva ai paradossi fisici, alle figure impossibili e alle illusioni ottiche che lo hanno reso noto. Le sue architetture e composizioni geometriche presentano distorsioni prospettiche che, a prima vista, paiono perfettamente plausibili ma che, ad una più attenta indagine, si rivelano impossibili.

Meno noti e forse per questo più interessanti ancora sono senz’altro gli scorci dell’Italia dove per lunghi anni Escher visse: l’artista olandese visita l’Italia una prima volta con i suoi genitori nel 1921, ma finiti gli studi vi ritorna per stabilirsi poi definitivamente a Roma nel 1923. Gira l’Italia in lungo e in largo, visitando in particolare Venezia, la Toscana, l’Abruzzo, la Calabria e la Sicilia.

Natura morta e strada, 1937

Straordinari specialmente per chi apprezza il graphic design e il linguaggio visuale che oggi cattura la nostra attenzione tra pubblicità e comunicazione, sono poi le 28 piccole xilografie che compongono il libroXXIV Emblemi, con massime in versi, una delle tre opere di Escher illustratore, sintesi degli interessi formali perseguiti dall’artista. Qui il lettering e le forme geometriche dialogano e si incastrano tra loro in un gioco di pieni e vuoti, bianco e nero, con risultati estremamente contemporanei.

Nota a margine: quasi un peccato perché in parte oscurata dalla fama che porta l’esposizione principale, ma con il biglietto d’ingresso di Escher si potrà visitare, nelle sale dell’ala Tisi di Palazzo dei Diamanti, una mostra parallela intitolata Mirabilia estensi. Approfondirà la conoscenza di un particolarissimo genere di opere d’arte del Rinascimento, quello dei cofanetti istoriati “in pastiglia”, calati nella scenografica ambientazione creata dalle fotografie di Wunderkammer di Massimo Listri.


INFO

Escher
23 marzo – 21 luglio 2024
Tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)

Biglietti
Intero € 15,00 (audioguida inclusa)
Ridotto € 14,00 (audioguida inclusa)

Informazioni e prenotazioni
T. +39 0532 244949
T. +39 0532 185851

Sito
www.palazzodiamanti.it