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Elias ci attende sotto i portici di Piazzale Castellina sabato mattina. Piove a dirotto ma è vestito in modo straordinariamente elegante con un completo nero giacca e pantalone, ha un sorriso e i modi cordiali di chi in un luogo come questo si trova perfettamente a suo agio. È importante mettere il vestito buono se ti trovi nel bel mezzo della zona dello spaccio e hai la pelle nera come una notte senza luna perché vieni dalla grande Africa, da quella Tanzania lasciata nel lontano 1999 per raggiungere l’Italia. Sa bene che l’opinione pubblica non perdona e basta uno sguardo a bollare le persone: un extracomunitario in un quartiere degradato è automaticamente uno di loro. Ma loro — spacciatori e delinquenti spesso giovanissimi — Elias li disprezza totalmente. Potrebbero essere suoi fratelli ma hanno offeso la sua terra, le famiglie di origine mantenute con soldi sporchi e perfino quelli come lui che con spirito di sacrificio lavorano ogni giorno in modo onesto e legale. Ha le idee chiare su quello che bisogna fare per dare nuova vita al quartiere GAD e non è certo un presidio forzato della Polizia. Non è la presenza dello Stato che cerca ma quella dei cittadini, dei commercianti. Investire in una zona invece di abbandonarla al degrado è utopistico o rivoluzionario?
Piove a dirotto ma Elias è sereno mentre guarda da sotto i portici di Piazzale Castellina la struttura che ha iniziato a recuperare, il primo piano dell’ex Albergo Stazione, chiuso dal 2002 e vinto all’asta qualche mese fa dove stabilirà la sua attività di affittacamere tra qualche mese. Il soffitto nel volto tra via Cassoli e la piazzetta sembra quasi cedere sotto il peso di troppe piogge e l’incuria degli abitanti. L’intero stabile è fatiscente, non farebbe gola a nessuno senza un briciolo di lungimiranza e coraggio imprenditoriale. Ma ad Elias questo non manca di certo, è ormai da qualche anno un vero e proprio imprenditore, almeno da quando l’azienda dove lavorava l’ha messo a casa nel 2013.
Riavvolgiamo il nastro un attimo per capire le ragioni della sua scelta coraggiosa e controcorrente.
Elias ci racconta di quando arriva in Italia nel 1999, conosce una ragazza di Rovigo con cui si sposa stabilendosi in un piccolo appartamento a Pontelagoscuro. Per prendere casa chiede un primo prestito in banca, nel frattempo lavora in una ditta di Santa Maria Maddalena, come magazziniere. Tre anni fa arriva il ministro Fornero a cambiare le sorti lavorative di molti dipendenti ed anche Elias ne fa le spese. L’azienda decide di metterlo a casa, motivi economici, gli dicono, ma lui ritiene che essere l’unico nero in azienda qualcosina abbia pesato.
Allora via con i sindacati e poi per vie legali a cercare inutilmente di essere reintegrato. Per cosa poi? Qualche turno impossibile o una posizione in azienda talmente svantaggiosa da scoraggiarne il rientro? Elias gioca d’astuzia e riesce ad ottenere invece una buonuscita interessante.
Nel frattempo l’appartamento di Pontelagoscuro inizia a stare stretto, Elias e la moglie sognano qualcosa di più grande così tornano in banca, vendono casa, estinguono il mutuo, ne accendono un altro in un’altra banca e a questo punto dovreste immaginare le facce di direttori, impiegati e intermediari che son già due volte in pochi anni che si vedono davanti Elias e la sua voglia di mettersi in gioco. Quando lo racconta sorride ripensando ad un coronamento di un sogno. Amico non sei contento — cantava Celentano — vai finalmente a stare in città!
Così comprano in viale IV novembre una casa molto più grande, dove attualmente ancora vivono. Ed ecco l’idea di Elias per investire parte della sua buonuscita: per pagare il mutuo e mantenere l’appartamento spazioso perché non ricavare al suo interno un B&B? Si chiama Elias B&B, è in funzione da inizio 2014 e su Tripadvisor, spauracchio di ogni ristoratore e albergatore, ha ottime recensioni.
Con i risparmi che iniziavo ad avere dal B&B mi son chiesto: che ci faccio, vado in discoteca? No di sicuro. Quando vado al bar mi piace dare un’occhiata ai giornali e un giorno ho letto di quest’asta per un ex albergo vicino alla stazione. Il cuore ha battuto forte e in un attimo mi sono messo in contatto con il curatore fallimentare e mi sono presentato all’asta convinto di essere da solo. C’erano invece altri due interessati, siamo andati in gara e ho dovuto aggiungere qualcosa in più per spuntarla ma a quel punto non potevo tirarmi indietro. 90 metri quadri soltanto, acquistati senza nemmeno vederlo. Mi accontento, per iniziare andrà bene.
I problemi di questo quartiere però li avevi ben chiari. La tua serenità è invidiabile.
Piazzale Castellina è un posto da rivalutare, non è giusto venga abbandonato. So bene che ogni giorno catturano uno spacciatore, e altre notizie spiacevoli riempiono le pagine dei giornali. Perché consideriamo brutta la zona quando è così preziosa per Ferrara? È la via di accesso al centro storico venendo a piedi dalla stazione ferroviaria. Per questo percorso pedonale passano turisti, studenti, lavoratori di passaggio e cosa vedono? Un luogo abbandonato a se stesso.
La soluzione non è fuggire da qui perché ci sono persone che si comportano male. Bisogna investire e rivalutare, controllare e infine apprezzare quello che c’è non lasciandolo nelle mani di chi invece non lo sa apprezzare.
La soluzione più facile sembra sempre quella di portare la Polizia in una zona problematica e poi andarsene abbandonandola a questo presidio. Ma la Polizia non fa sicurezza, è la gente che vive un posto che può farla. Con noi in visita al cantiere del futuro affittacamere c’è anche Andrea Amaducci, artista e performer piuttosto conosciuto in città tra le altre cose per il personaggio dell’Alieno e per la sua attività di teatro nel carcere cittadino. Un amico comune gli ha presentato Elias ed ora con la sua compagna Maria lo stanno aiutando con le opere di muratura e gli arredi interni come fossero veri e propri consulenti per le startup.
Andrea: Siamo qui per tutelarlo prima che il PD lo faccia diventare consigliere comunale! Secondo me sarebbe la persona adatta… Una delle prime volte che son venuto qui uscendo dal palazzo con Elias incontriamo una signora e lei subito si rivolge a me solo perché sono bianco. Guardi che il proprietario è lui, le ho detto. Questa cosa che uno dalla Tanzania venga ad investire in un appartamento in piazzale Castellina evidentemente fa scoppiare la testa alla gente! Peraltro è la moglie di un comandante dei Carabinieri, dice che bisogna darsi da fare. Se lei viene a chiedere aiuto a noi siamo a posto… L’ultima cosa che pensavo è che un imprenditore nero venisse qua a sbattersi più di tutti noi bianchi. Questo ci insegna un sacco di cose.
Elias il tuo desiderio è che piazzale Castellina diventi un modello per Ferrara e un motore per aiutare la zona a essere vissuta di nuovo dai suoi abitanti?
Elias: Esattamente. Bisogna investire in questo quartiere. Gli amici mi han detto che ho buttato i soldi, nessuno di loro mi ha incoraggiato. Avranno ragione loro? Io sono capricorno e credo nella mia idea.
Questa zona è abbandonata da tutti, molti negozi e locali sono chiusi da anni. La metà dei palazzi intorno sono vuoti, iniziamo da quelli. Farò richiesta al Comune per facilitare chi investe in questa zona. I negozi aperti e le luci accese allontanerebbero chi sporca e delinque senza dovergli nemmeno parlare. Perché non c’è spaccio in piazza? Perché c’è vita mentre qui è abbandonato. Ci vorrebbe una bella filiale di qualche banca… in centro sono una a fianco all’altra ma nessuno apre in questo quartiere. Porterebbe sicurezza, ne sono sicuro.
Amaducci mette sul piatto qualcosa di più ambizioso ancora: al Comune andrà chiesto anche di liberare almeno una parte del piazzale (adibito nuovamente a parcheggio quando saranno finiti i lavori attualmente in corso, ndr) per organizzare eventi musicali o teatrali, momenti di condivisione per coinvolgere la cittadinanza come una nuova piccola social street.
Elias, gli spacciatori come si comportano con te che arrivi e investi da queste parti per rovinare i loro piani?
Ho notato che il grosso degli spacciatori sono nigeriani ma ci sono anche alcuni loro fratelli onesti che si impegnano lavorando. Sono contenti di quello che faccio e sperano anche loro in futuro di prendere la mia strada. Personalmente non posso accettare di essere associato a chi delinque, voglio far vedere cosa possiamo fare di buono e di intelligente anche noi africani!
Secondo te ci sono tra loro persone recuperabili o non c’è speranza di coinvolgerli in un’attività lavorativa legale?
Elias: hanno bisogno di essere rieducati: sono ammalati, ciechi. Per aiutarli bisognerebbe creare un centro che li ricollochi in società, affiancarli in un percorso che li aiuti a capire. Qualcuno mi ha chiesto se ho lavoro da offrire e spera in me, forse cambierebbe atteggiamento se ne avesse la possibilità.
Andrea: molti di questi ragazzi sono giovanissimi, hanno 19-21 anni… a quell’età sei pieno di energie e voglia di fare. Qui vengono bollati come pusher ancora prima di decidere cosa fare nella vita. Un diciannovenne non sa nulla della vita, può prendere qualunque strada ma se si ritrova un mare di soldi in tasca ogni mese con attività illegali è dura riconvertirlo ad un lavoro in regola. Sono sicuro che se gli offri un lavoro onesto appena arrivano eviterebbero di delinquere.
Elias ci mostra le stanze dove un giorno spera arrivino i clienti, cui spiegherà le cose belle da vedere a Ferrara, gli itinerari in bici e i posti dove mangiare un buon boccone. Sa che il lavoro da fare sarà enorme ma anche che il mare è fatto da tante piccole gocce d’acqua. Rimboccarsi le maniche per primo è una piccola impresa che raccontiamo con piacere, meritevole delle attenzioni di chi abita intorno a lui ma anche del sostegno della politica e dei privati. Costruire intorno alla sua figura così carismatica una serie di iniziative per riqualificare il quartiere è un piccolo dovere civico che sarebbe sbagliato non mettere in pratica già dai prossimi mesi.