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Questo articolo fa parte della serie Racconto d’Impresa,
in collaborazione con CNA Ferrara. Scopri di più.
Non è facile scorgere il Centro del Riuso passando per via Bologna, nascosto com’è in una via laterale di accesso tra Mc Donald’s e Jisk a sinistra e il supermercato NaturaSi dall’altro. Eppure è un luogo enorme e l’insegna quando ci si avvicina sembra essere messa proprio per essere vista senza dubbi anche da molto lontano.
Immaginate un enorme magazzino dove la roba vecchia che di solito buttiamo va a riposare, per essere restaurata, ripulita e spesso rimessa in vendita a prezzi stracciati per chi la sa ancora valorizzare. Viene subito da pensare ai mobili ma anche a tutti quegli oggetti che in casa prendono polvere in cantina o in soffitta e dopo qualche tempo finiscono nei bidoni della spazzatura. E se a qualcuno servissero ancora? Se ci fosse modo di dargli valore migliorandone l’aspetto o aggiustando le parti rotte? È sempre più difficile educare a concetti simili in una società dove tutto si butta e si compra nuovo, dove il consumismo sfrenato e la voglia di aggiornamento ci portano a decretare la fine del ciclo di vita di un oggetto molto prima del previsto.
Per fortuna non la pensano così Luca Bui e Cristian Pinca, che lo scorso dicembre hanno dato vita alla Coop. Sociale Officina 68, per dare lavoro a persone svantaggiate e la cui sede è proprio il Centro del Riuso citato sopra. Un luogo dove reinnamorarsi di oggetti che qualcuno ha messo da parte, dove riscoprire il fascino vintage di qualcosa che al giusto posto, tra le mani giuste, può ancora avere un valore. A tutti gli effetti una startup, in un settore molto particolare. A prima vista un mercatino, ma con una differenza sostanziale.
“La nostra era una situazione non del tutto chiara perché in Italia ci sono solo tre di centri del riuso – spiega il Presidente Luca Bui – solitamente sono comunali, mentre il nostro è privato. Mentre i mercatini acquistano per rivendere, ogni materiale che si può trovare da noi è donato. La merce è a valore zero, non c’è inventario, tanto è vero che con l’aiuto di CNA Ferrara abbiamo dovuto capire dove classificarci a livello fiscale. La parte più complessa su cui abbiamo chiesto il loro supporto per iniziare è stata quella delle risorse umane e dei permessi con il Comune, la normativa in materia non esiste quasi. Un bene che viene donato da un privato a una Coop non viene contemplato, di solito c’è una “modica cifra” che viene corrisposta. Noi invece ritiriamo i beni, li restauriamo e ripariamo nell’aula didattica, li sanifichiamo e igienizziamo, per rivenderli online oppure qui se qualcuno li vede direttamente nel deposito. A tutti gli effetti questo è un laboratorio artigianale.”
Dando lavoro a persone con svantaggio, aiutandoli a costruirsi un futuro.
Luca: Attualmente siamo in 9 soci, con 5 lavoratori. Concretamente ci interfacciamo con servizi socio sanitari, fungendo da realtà ospitante per l’inserimento lavorativo, insegnando un mestiere. I ragazzi che hanno iniziato un tirocinio cinque mesi fa con noi sono ancora qui, non vogliamo fare un turn over serrato come capita di solito. Abbiamo bisogno di manodopera e la nostra presunzione è cercare di coinvolgere persone con delle necessità, provenienti da un servizio sociale o sanitario. Se scopriamo che hanno competenze tali da poter costruire qualcosa insieme vogliamo portare avanti un percorso duraturo.
Cristian: Siamo una cooperativa mista, A+B: la prima è fatta di servizi educativi e assistenziali e abbiamo 3 soci che si occupano di quello. Uno ad esempio fa assistenza ai ragazzi disabili a domicilio, una ragazza si occupa di percorsi di animazione e teatro nelle scuole… La parte B è incentrata sull’integrazione lavorativa: possiamo fare qualsiasi cosa e la normativa ce lo permette. La nostra attività è principalmente questa del riuso e recupero di oggetti ma facciamo anche tinteggiatura di interni, piccole manutenzioni e i cosiddetti “ciappini“ in casa che tanti non vogliono o non sanno fare, ad un prezzo molto inferiore rispetto ai professionisti.
Come avete iniziato questa avventura?
L: Ho lavorato per anni a Modena con i minori, poi ho fatto l’educatore con Coop. Il Germoglio, Camelot e Scacco Matto, conoscendo Cristian con il quale ho cercato di mettere in piedi qualcosa di nuovo. Un po’ anche per non creare la solita coop sociale che si appoggia ai servizi pubblici, muovendoci invece nel settore privato con prezzi competitivi, garantendo comunque una buona professionalità. Abbiamo a tal proposito un team di persone over 50 con un percorso di vita particolare, alcuni hanno perso il lavoro per qualche casualità ed ora insegnano ai ragazzi con problemi psichiatrici le loro conoscenze, affiancandoli caso per caso in quello che facciamo.
Quindi chi deve fare lavoretti in casa può chiamare voi per qualunque cosa?
C: Recuperiamo mobili, li restauriamo e rivendiamo ogni oggetto che abbia ancora utilità o che un privato ci lascia quando sgombra una casa. Noi stessi svuotiamo cantine e solai, tenendo alcune delle cose che non sono rifiuto, in caso contrario portiamo il tutto in discarica.
L: Siamo anche l’unica coop di Ferrara entrata nel progetto di Hera “Cambia il finale”: il cliente chiama il loro centralino per smaltire un ingombrante, se è riutilizzabile la chiamata viene passata a noi che facciamo un sopralluogo, sgomberiamo e portiamo a casa il mobile. Hera ci paga una cifra simbolica a ritiro ma intanto otteniamo un bene riutilizzabile e rivendibile.
Avete molte richieste?
L: Ancora non ci siamo fatti molta pubblicità, ma con il passaparola di chi gira per mercatini e rivende oggetti vecchi abbiamo un buon numero di persone che viene in deposito ogni giorno a portare o cercare qualcosa. Facevamo anche un progetto dal nome buffo – “Affittasi Marito” – per reclamizzare la nostra volontà di occuparci un po’ di tutto. Hanno pubblicato un articolo su un giornale nazionale e questo ci ha fatto molta pubblicità, per il resto abbiamo aperto una vetrina su Facebook e su Blomming per vendere online.
Collaborate con altre realtà per i vostri progetti?
L: Abbiamo sempre le porte aperte per progetti a costo basso, creativo e innovativo, come già stiamo facendo con Coop. Il Germoglio per il recupero di lavatrici o con la falegnameria Zanella per fare alcune lavorazioni, come se fossimo una coop. sociale diffusa. Un cliente ci dice di cosa ha bisogno e poi noi mettiamo insieme un team per fare un po’ di tutto. Chi prende in casa i nostri operai sa che sta dando un’opportunità lavorativa a queste persone.
Persone che provengono da quella che spesso è chiamata “zona grigia”: sono i nuovi poveri o persone con svantaggio tale da non rientrare in altre forme canoniche di assistenza.
L: Alcuni dei ragazzi provengono da un passato a San Bartolo, mentre oggi hanno un appartamento autonomo, vengono qui al mattino e lavorano mezza giornata, mai più di quattro ore. La metà dei lavoratori è pagata da noi, metà con un finanziamento dai servizi sociali su progetti specifici. Creiamo percorsi di vita per persone che hanno in fondo modeste esigenze economiche, magari un affitto agevolato e condizioni di vita non standard. Il nostro scopo sociale è quello della rivalutazione delle professionalità e competenze attraverso la trasmissione del “saper fare” per “poter essere” delle persone over 50, fuori dal mercato del lavoro (le nuove povertà), con quei giovani che non hanno acquisito strumenti idonei all’entrata del mondo del lavoro.
C: Chi è invalido ha una pensione minima e due bollette riesce ancora a pagarsele, ma c’è chi non percepisce la pensione di invalidità perché non ne ha diritto, o chi perde il lavoro dopo i 50 anni e si ritrova in panchina. Queste persone non si pagano nemmeno le due bollette ed è a loro che guardiamo prima di tutto noi.
Per informazioni e richieste lavorative di Arredamento Sociale (ritiro e vendita mobili usati, trasporto e montaggio),
Tinteggiature, Manutenzioni per la casa (tapparelle, cancelli, serrature etc.):
Coop. Sociale Officina 68
Via Bologna 300/c
info@officina68.org
Tel. 0532 186 2388