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Fuori è una tranquilla giornata d’autunno, la gente in coda davanti a Palazzo dei Diamanti chiacchiera amabilmente in attesa di vedere il mondo fantastico dell’Orlando Furioso, ma a pochi passi dall’esposizione più nota in città c’è un piccolo museo che si remixa più che furiosamente. Tre giorni di tempo per pensare, ideare, creare un prototipo funzionante che apporti una miglioria concreta al percorso del Museo del Risorgimento e della Resistenza. MuseoMix è stato organizzato da 8 persone con 12 collaboratori di supporto, 18 ragazzi hanno partecipato inventando e discutendo ogni proposta nei tavoli per la creazione di 3 prototipi. Tra di loro si parla un linguaggio nuovo, non certo alla portata di tutti, che intreccia web e nuove tecnologie; al pubblico che nel pomeriggio affolla (finalmente!) le sale espositive si può spiegare cosa ma più difficilmente come. I progetti realizzati si basano su aggeggi che appena pochi anni fa non esistevano nemmeno. Arduino, Raspberry, stampanti 3d e macchine di taglio laser, scanner 3D, proiettori, videocamere GoPro, sensori Beacon sono solo alcune delle tecnologie usate al servizio di un museo che fino ad oggi ha visto più che altro teche di vetro, poster di carta e libri polverosi.
Dicevamo i progetti, tre prototipi interessanti realizzati dai gruppi che si sono dati nomi di fantasia: Fenicotteri, MaCaCo e Ippopotamix.
Memorie di persone: MEMORES. Il motto è: le persone normali fanno cose straordinarie. Il Museo diventa il luogo in cui seguire i loro passi quando si incrociano con quelli dei grandi eventi storici. Un’esperienza sensoriale ed emozionante che permetterà ad ognuno di entrare nel mondo e nei panni delle persone di cui raccontiamo la storia. Sarà la loro voce, la loro memoria ricostruita e riportata alla luce a condurre i visitatori attraverso gli eventi storici e gli scenari in cui si sono svolti. Una cabina tutta nera, il Memobox, dove immergersi grazie a video, suoni e immagini nella vita dei personaggi che hanno fatto la storia del risorgimento italiano. Una mappa dove ritrovare i luoghi di interesse legati a quel personaggio. Una stampante 3D in grado di scansionare il volto del visitatore per crearne un piccolo gadget vestito come il personaggio, che integra un “beacon”, un sensore da portare in giro per la città che attiva i punti informativi sparsi nei luoghi chiave. C’è anche un sito web che spiega il progetto: http://memores.plasticjumper.it
Innovazione: 8. Fattibilità: 6. I costi sono di qualche migliaio di euro per creare la parte tecnica, dotarsi di sensori e totem informativi connessi a internet che dispensino le informazioni. Grande interattività con i visitatori, stimolati a uscire dal Museo per esplorare la città. È il progetto forse più interessante ma con la maggiore complessità di realizzazione.
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È importante ricordare da dove si è venuti: IN FILA. Tre percorsi didattici all’interno del Museo,tre personaggi come Carlo Mayr, Pico Cavalieri, Alda Costa. Tre epoche storiche come Risorgimento, Prima guerra mondiale e Resistenza, tre i colori per rappresentarle, il blu, il rosso e il verde. Seguire i tre percorsi all’interno del Museo significa seguire le storie, cogliere i richiami a oggetti e documenti sparsi tra le collezioni ma anche guardare i video “testamento” realizzati con attori in carne ed ossa in abiti d’epoca, pensati per gli studenti della scuola primaria.
Innovazione: 6. Fattibilità: 9. Costi ridottissimi e tempi di realizzazione molto contenuti, i percorsi verranno effettivamente mantenuti all’interno del Museo e alcuni dei video informativi sono già pronti.
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Solo dal popolo si può cambiare una nazione: PROTO-TYPO. Un mix di presente e passato per valorizzare i manifesti. Un totem interattivo per guidare i visitatori e trovare i manifesti più adatti a loro e crearne di nuovi, attuali e più adatti alla propria sensibilità. Un computer connesso ad un proiettore formula una serie di domande al visitatore invitandolo a scoprire frasi chiave della storia risorgimentale o della resistenza all’interno dei manifesti del percorso museale. In caso di successo il visitatore (il target è un pubblico giovane o scolaresche) è invitato a comporre con dei timbri inchiostranti il proprio manifesto.
Innovazione: 7. Fattibilità: 8. Costi molto contenuti visto che si tratta di un computer, un proiettore e un software molto semplice programmato con Arduino. Tubi di cartone e inchiostro compongono la dotazione: sono materiali poveri alla portata di tutti.
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L’entusiasmo al termine dei lavori è palpabile, i tre team hanno lavorato sodo, i visitatori nel weekend hanno più che decuplicato le presenze solite del Museo del Risorgimento e della Resistenza. Cosa resta allora al termine di MuseoMix?
Quello che mi aspetterei io come cittadino è che parte delle idee che escono da eventi come questi possano restare, lasciare un segno tangibile, fare la differenza per un piccolo museo civico che resiste giorno dopo giorno. Quello che MuseoMix suggerisce all’amministrazione pubblica (ma anche il recente MEmexposed tenutosi a Factory Grisù in settembre scorso ne è un esempio) è che mettendo insieme giovani e creativi, persone che masticano innovazione e conoscono il mondo della comunicazione come le proprie tasche si creano cose straordinarie (come recitava il motto poco sopra). Significa anche che coraggiosamente bisogna iniziare ad investire su quello che viene dopo l’evento e sulla sua messa in pratica, perché lasci qualcosa di duraturo, altrimenti avremo fatto sforzi enormi per produrre idee che rimangono solo sulla carta o diventano al più prototipi.
Ferrara investe tempo e denaro da anni in eventi culturali che possono dare molto, ma è importante che la ricaduta concreta sulla città ci sia davvero, che il giorno dopo non si chiuda baracca e burattini tornando a fare le solite cose, che al termine dei lavori ci sia la possibilità di avere un piccolo budget per premiare l’idea migliore e metterla in pratica. Agli organizzatori va il merito di saper ideare e suggerire spunti capaci di ripensare e migliorare qualcosa, ma è giusto che la soddisfazione per quanto creato vada oltre l’evento stesso. I centri di produzione culturale non mancano, così come le idee e gli eventi che le possano mettere in gioco. È il momento di fare qualche scelta coraggiosa per costruire, non solo sulla carta, la città che vogliamo domani.