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Ecco la nuova Piazza Verdi, pronta dopo mesi di lavori, disagi e polemiche, inaugurata ufficialmente questa mattina con la presentazione della targa commemorativa a Luana Vecchi, partigiana e staffetta della Resistenza, attiva sul fronte dell’emancipazione femminile tra gli Anni ’60 e ’80.
Qualcuno ha detto che questa nuova piazza è una colata di cemento inutile, che sono stati rimossi pini secolari, che è stata inaugurata in tutta fretta durante la campagna elettorale, che è brutta, che era meglio prima, che doveva essere verde e invece non lo è affatto. De gustibus, dicevano gli antichi romani, non discuto certo sul fatto che la piazza sia più o meno bella, più o meno riuscita; il mio giudizio conta poco ed ognuno si farà la sua opinione nei prossimi mesi vivendola. Vivendola: perché ora almeno è una piazza, mentre prima era solo un parcheggio.
Ve la ricordate Piazza Verdi negli Anni ’80? Io poco, ero un bambino, ma ricordo i modi di dire, i racconti e tutto quello che si diceva di una zona che era in centro storico ma era meglio non passarci se non strettamente necessario. La Piazza Verdi di quando ero studente molti anni dopo la ricordo bene invece. Piena di macchine, un non luogo crocevia della movida ferrarese in direzione baretti, colonne d’Ercole di un centro storico oltre il quale finivano negozi e vita sociale. Se oggi quel posto ci viene restituito è una bella notizia a prescindere da cementi ed alberelli: è uno spazio in più, nuovo, moderno e funzionale nella misura in cui sapremo riempirlo di idee ed eventi pubblici.
Ferrara è una città che negli ultimi anni ha visto moltiplicarsi iniziative organizzate da associazioni, privati, gruppi spontanei di cittadini, vicinati. Avere nuovi spazi vuoti e disponibili significa offrire nuove possibilità a quella parte di città che organizza, inventa e riunisce quell’altra parte di città che alle iniziative partecipa, si incontra, dialoga. C’è un comitato commercianti della zona di Carlo Mayr che non vede l’ora di poter finalmente usufruire di spazi adiacenti alle proprie attività, come già fatto in questi anni in occasione di alcune ricorrenze celebrate lungo la via. C’è una popolazione studentesca che proprio all’incrocio tra Carlo Mayr e via Spronello si ritrova per trascorrere ore spensierate la sera e avrà un po’ di posto in più per farlo, per sedersi, per prendere una boccata d’aria tra un esame e l’altro. Ci sono i residenti con le proprie famiglie che in questa piazza potranno partecipare ad iniziative per bambini, lasciandoli liberi di pattinare, girare in bici, correre.
Tra qualche mese in uno spazio così vuoto e libero vedremo esibirsi buskers, assisteremo a cinema all’aperto, dibattiti di Internazionale, laboratori all’aria aperta, tavole rotonde, teatro di strada… Cambiano i sindaci ma i luoghi restano, così come i cittadini che li vivono, e uno spazio vuoto in più è un contenitore ancora da riempire, una pagina tutta da scrivere, un libro appena aperto che racconterà chissà quali storie alle generazioni future. Ma se quel libro non lo scriviamo affatto, se non riempiremo insieme quel posto di persone e vita, allora si, rimarrà soltanto una distesa di cemento ed alberelli, e avremo ragione di lamentarci di noi stessi.