Torna agli Articoli
Lilia Monaldi, classe ’72, è la quinta proprietaria della Farmacia San Romano, all’incrocio tra l’omonima via e Carlo Mayr. Prima di lei cinque generazioni della famiglia Cavallari Monaldi che hanno abbracciato la storia di Ferrara, attraversato guerre, boom economici e crisi, fino al traguardo di oggi, 11 ottobre 2022: 150 anni di carriera, da quando la professione del farmacista era tutta un’altra cosa.
Così, essendo sempre più rare le storie di professione che vanno avanti per così lungo tempo, la dott.ssa Monaldi ci ha chiamato per raccontarci un po’ della sua storia, per ripercorrere le tappe con orgoglio e un pizzico di rammarico per la piega che sta prendendo il mondo farmaceutico e più in generale della vendita al dettaglio.
Tutto ebbe inizio da questo pezzo di carta qui sopra, nel lontanissimo 1872: Vincenzo Cavallari vive ed esercita a Portomaggiore, nella farmacia all’inizio di Corso Vittorio Emanuele, vicino alla piazza del paese. Fare il farmacista all’epoca assomiglia a qualcosa in equilibrio tra l’erboristeria e la magia più misteriosa: i preparati galenici si ottengono mescolando sostanze a volte difficili da reperire, a volte letali, altre ancora provenienti dall’altro capo del mondo. Il medico si affida al farmacista perché metta insieme rimedi per ogni tipo di malanno, a lui ci si rivolge per avere consigli, per essere affiancati durante la terapia. Un mestiere che ormai quasi non è più richiesto, vista l’industria farmaceutica su larga scala e la reperibilità su internet di qualunque cosa.
Nel 1905 si laurea in Farmacia il figlio Adolfo Cavallari, molto rispettato dai concittadini portuensi, che lo vedono al fianco del padre nella professione fino alla sua morte sotto un bombardamento, a pochi giorni dalla Liberazione del 1945. A lui è intitolata la Scuola Media Inferiore di Portomaggiore.
Trent’anni dopo, poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, sarà Etelinda Cavallari, coniugata Monaldi, la prima donna a portare avanti la professione di famiglia: laureata nel 1935 rimarrà dietro al bancone fino al trasferimento a Ferrara dopo i bombardamenti di Portomaggiore e una breve parentesi come sfollata a Rimini. Qui all’inizio degli anni Cinquanta rileva il dispensario farmaceutico di via Carlo Mayr 28, dove ancora oggi si trova: nasce la Farmacia San Romano, in sostituzione del vecchio laboratorio galenico attivo sotto la guida del dottor Pizzo fin dai primi del ‘900.
Sono anni di boom economico, l’Italia degli anni Sessanta vede l’arrivo della mutua e della convenzione tra farmacie e SSN. Etelinda modernizza l’attività rinnovandone gli arredi, circondata da collaboratori sempre attenti alle esigenze della clientela.
Nel 1964 è il turno del figlio Maurizio Monaldi, rimasto in attività fino a pochi anni fa. Come il nonno Adolfo appassionato di scienza, segue con grande interesse le innovazioni tecnologiche e, titolare dal 1984, introduce l’informatizzazione del negozio. È la prima farmacia privata a Ferrara a farlo, contemporaneamente all’AFM.
La figlia Lilia ricorda bene quei primi esperimenti informatici quando internet era ancora agli albori:
“Siamo andati al Cosmofarm a metà Anni Ottanta, per vedere da vicino i primi computer che venivano proposti al settore farmaceutico, erano enormi ma ci consentirono di gestire in modo velocissimo per l’epoca sia l’invio degli ordini dei medicinali che la consultazione del database dei farmaci. Mio padre più avanti comprò pure un cd-rom che serviva a ritrovare i nominativi dei farmaci italiani dati i corrispettivi esteri, utilissimo quando un cliente arrivava con qualche richiesta incomprensibile. Se mia nonna ha vissuto gli anni di maggiore stabilità e benessere economico, mio padre invece quelli di maggiori cambiamenti e crisi.”
Maurizio sente anche l’esigenza di adattare l’ambiente alle mutate condizioni distributive di prodotti e servizi. Nel 1999 procede ad una radicale ristrutturazione degli spazi interni, con il sostegno della moglie Giuseppina Tani che lo affianca. Arredi più funzionali dove un antico mobile di farmacia ancora oggi presente è l’unico oggetto a comunicare il senso della tradizione.
Nel 2000 tocca infine alla figlia Lilia Monaldi entrare nel mondo farmaceutico per affiancare Maurizio: quinta generazione a proseguirne l’attività con appassionato impegno, con la vocazione al rapporto personale con il pubblico, sostenuta da un’attenta competenza professionale. Da cinque anni è la sola titolare e oltre a rinnovare gli spazi in occasione di questa ricorrenza dei 150 anni, si è occupata di ripensare servizi e modalità con cui la professione del farmacista si rivolge al pubblico.
“Credo che sarò anche l’ultima a portare avanti questa professione – spiega – perché nessuno dei mie due figli mi pare che sia interessato e io stessa spero che facciano altro. Oggi la gente si informa su Google, arriva qui che sa già come curarsi, e spesso compra online i farmaci. Così il negozio fisico è destinato a scomparire e negli ultimi tempi più che i farmaci in molti casi si offrono servizi: ecg, holter, tamponi, controllo nei… diventa una battaglia sui prezzi e sui tempi rispetto a quanto già offrono i poliambulatori.”
D’altra parte dagli anni Novanta in poi il margine per molti farmacisti si è ridotto un bel po’: tagli sui costi dei medicinali, l’arrivo dei generici, poi il decreto Bersani che ha aperto alla liberalizzazione dei farmaci da banco, che ora si trovano ovunque oltre che in farmacia. Le medicine più costose, quelle che consentivano da sole di ripagare l’investimento di queste attività, oggi sono erogate direttamente dalle Case della Salute o dalle farmacie ospedaliere.
E la pandemia?
“Ci ha tolto tanto pubblico – racconta Lilia – eravamo aperti quando nessuno poteva girare, poi nel 2021 (quando il Covid ha avuto il suo picco nella nostra zona) c’è stato il boom di tamponi con la fila fuori dalla porta, ma è un trend che è per fortuna passato. Esaurita (per il momento) l’ansia da mascherine, gel e tamponi, siamo tornati ai livelli di clientela di prima, anzi meno. Se continua così le farmacie avranno un ruolo sempre più marginale e scompariranno dal centro storico come molti altri negozi soppiantati dall’acquisto online. D’altra parte se lo stato non investe nella salute pubblica il risultato è questo…”
Che il destino delle farmacie sia segnato non è ancora detto: è una professione in divenire che come altre sta mostrando il fianco nelle forme e nei modi con cui l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, ma che si evolverà in altri tipi di supporto ai malati e dovrà riuscire a sfruttare le nuove tecnologie a suo vantaggio. Se non dai suoi figli forse la sfida di Lilia sarà sicuramente raccolta da qualcun altro che ne porterà avanti l’impegno e la passione, fosse anche un robot o un algoritmo, per altri 150 anni.