23 Marzo 2020

Francesco e il virus: da Ferrara alla Cina e tre quarantene in due mesi

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In Italia siamo nel pieno dell’emergenza e facciamo fatica a sopportare una quarantena in casa nonostante i divieti imposti, ma c’è chi di quarantene ne ha fatte perfino tre senza farne un dramma, senza essere positivo al Coronavirus ma vivendo in un luogo che solo oggi inizia a vedere la luce in fondo al tunnel.

Francesco Bendandi è nato a Ferrara, ha 33 anni ma da oltre 7 si è trasferito in Cina dove ha investito insieme ad altri stranieri come lui nel campo della ristorazione. Con uno di loro oltre che essere socio in affari ha persino fondato una band indie rock, i White Monkeys, di cui Francesco è il batterista. Non è semplice per chi non è del posto riuscire ad ottenere un contratto con una etichetta discografica ma sono arrivati a pubblicare lo scorso anno il primo album, The Mandela Effect, e a fare poi una lunga tournée in giro per la Cina.


Oggi Francesco vive isolato in hotel a Hefei, di rientro dall’Italia e da Hong Kong dove ha fatto scalo, con una quarantena imposta dal governo in una struttura alberghiera adibita a questa funzione. Non esce mai, nemmeno per quella agognata corsetta che tanto fa discutere gli italiani, gli viene provata la febbre due volte al giorno e il suo stato di salute è monitorato, come quello di tutti, da un’app sul cellulare.

Prima dell’inizio dell’epidemia la vita a Hefei era quella di sempre. Il locale di Francesco si chiama CIAO, propone cucina fusion italiana e alla fine dello scorso anno ha cambiato location ingrandendosi. Hefei si trova nella provincia di Anhui, nel cuore della Cina a circa 400 km dall’epicentro dell’epidemia a Wuhan, una distanza relativamente piccola per quanto è grande l’intera nazione. Con il virus in giro i locali han sospeso da subito ogni programmazione artistica e musicale, i ristoranti hanno chiuso e lo stesso han fatto ovviamente le scuole. Anche CIAO ha chiuso per un po’ e i White Monkeys hanno smesso di suonare.


In Cina ogni cittadino ha preso in parola le disposizioni del Governo e nessuno si è permesso di uscire: anche ad Hefei oltre 4 milioni di persone di colpo si sono chiuse in casa, nessuno a passeggio per le strade. Un comportamento esemplare che ha portato molte zone del Paese ad uscire dall’emergenza in un paio di mesi.

Dopo una settimana dall’esplosione del virus a gennaio anche i giornali italiani si sono interessati all’argomento e così la famiglia di Francesco con preoccupazione l’ha pregato di rientrare a Ferrara. Lui ha preso ferie dal ristorante ed è salito su uno degli ultimi voli disponibili per tornare in Italia prima del blocco totale. All’arrivo a Milano gli hanno provato la febbre e l’hanno lasciato andare a casa, dove ha fatto la prima quarantena volontaria di due settimane, non imposta dal Governo italiano. In isolamento ha evitato ogni contatto con sua madre, mascherina per entrambi e stanze sempre diverse, prima di tornare in Cina dove è dovuto rientrare per motivi lavorativi.

Nel mentre siamo a metà marzo e con l’epidemia ormai fuori controllo su scala globale per entrare in Cina la cosa più conveniente da fare è passare da Hong Kong, visto il blocco in ingresso di ogni volo.
Così Francesco attraversa a piedi il confine da Hong Kong alla Cina tramite Shenzhen Bay, l’unico porto aperto su otto di comunicazione tra i due paesi, mentre gli altri sono tutti chiusi da gennaio. Quattro ore di controlli sanitari e domande a ripetizione ogni pochi metri, trattato con la massima cautela possibile. Poi l’aereo da Shenzhen a Hefei dove Francesco sa bene che ad aspettarlo c’è un nuovo periodo di isolamento, senza nemmeno passare da casa.


Ogni regione della Cina ha le sue regole: se quella di Wuhan è blindata in entrata e uscita ad Anhui chiunque rientri deve effettuare la quarantena obbligatoria, per evitare di riportare il virus in una zona dove è ormai quasi del tutto debellato. L’hotel è scelto dal Governo ma le spese sono a carico del cittadino, seppure a un prezzo agevolato. Come un vero e proprio centro medico devi rimanere dentro una stanza assegnata per 15 giorni, tra controlli della temperatura e tamponi periodici. Finito questo periodo viene rilasciato un certificato e sei libero di muoverti quantomeno all’interno della regione.

La stanza dell’hotel per la quarantena di Francesco

Il controllo sullo stato di salute è mantenuto maniacalmente dal governo cinese tramite l’utilizzo di un app estremamente popolare: Alipay. In cinese è nota come Zhīfùbǎo ed è un’app del colosso Ali Baba, già proprietario della più popolare piattaforma di e-commerce orientale. L’app è collegata alla carta di credito e serve a molteplici utilizzi oltre al semplice pagamento di denaro. Da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus un apposito codice all’interno dell’app registra lo stato di salute in tempo reale. È l’Ankang Code, da tenere aggiornato ogni 3 ore, perché è quello che fa fede in caso di controllo della Polizia. Il codice verde consente l’entrata in quasi tutti i luoghi pubblici e per chi effettua la quarantena serve anche come forma di controllo dei tuoi spostamenti. Scenari da Grande Fratello digitale? Eppure c’è chi assicura che ha contribuito a contenere il contagio prima del tempo.

Francesco uscirà tra circa una settimana dalla sua terza quarantena in appena due mesi in attesa di tornare alle attività che ama e alla sua vita di sempre. Segue le notizie dall’Italia dove in tanti in questi giorni cercano di esprimere la propria creatività in ogni modo possibile, dall’arte alla musica, per far passare il tempo. Il cantante del suo gruppo, di origini scozzesi, non è stato da meno: durante la quarantena il mese scorso ha composto un pezzo sul Coronavirus, finito persino nelle pagine della stampa locale in patria, dopo un po’ di tam-tam in rete:

La vita in Cina inizia adesso a riprendere un po’ frastornata. Per ora escono in pochi – racconta Francesco – un po’ di gente torna pian piano a frequentare ristoranti e bar… non come prima ma tutti hanno ripreso almeno ad andare in auto al lavoro ogni giorno. Servirà ancora un po’ prima che gli eventi musicali e culturali ripartano, nel frattempo almeno il pagamento dell’affitto del ristorante è stato sospeso un paio di mesi. Bisogna essere positivi, gioire delle piccole cose. La vita alla fine torna sempre a prendere il sopravvento.