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Un cold case del 1968 risolto inaspettatamente nell’estate del 2018, ben 50 anni dopo: non ci sono morti o eventi delittuosi ma una preziosa opera grafica del grafico Dante Bighi che riguarda uno degli album più celebri di Fabrizio De Andrè. Che la copertina del cofanetto di Tutti morimmo a stento fosse infatti opera del creativo copparese nessuno, nemmeno il Centro Studi di Villa Bighi, se lo sarebbe aspettato.
Siamo attorno agli inizi di giugno del 2018 quando, durante una delle prime giornate estive afose, il centro studi Dante Bighi riceve una telefonata da Milano. Un tal Claudio Sassi, prima si presenta, poi spiega il senso della telefonata e quindi introduce il progetto che sta scrivendo, una opera fondamentale nella storia e nella cultura della canzone italiana del secolo scorso, un libro dal titolo Tutti morimmo a stento che ripercorre la genesi del disco omonimo di Fabrizio De André a 50 anni dalla sua pubblicazione. Alla fine chiede informazioni su una possibile presunta copertina del medesimo disco ideata e disegnata da Dante Bighi.
Un cofanetto in plastica, color ambra contenente il disco che nello specifico rappresentava il Volume II di tre dischi il cui packaging fu disegnato da Bighi con fotografie di Greguoli e testi di Cesare Romana era in effetti a casa di Patrizia Lucchini, una cara amica di Dante Bighi e del centro studi, che lo conservava a casa tra i suoi dischi. Dopo un breve lavoro di ricerca, confronto, osservazione e analisi del cofanetto si è riusciti ad attribuire quell’oggetto a un progetto ideato e disegnato da Dante Bighi la cui copia unica conosciuta, nel panorama discografico, la si trova oggi solo al Museo dei Cantautori in via del Campo a Genova.
Lo stile, inconfondibilmente quello dell’epoca, gioca con colori e forme geometriche, il carattere scelto da Bighi non è lo stesso di molta della sua produzione ma un Helvetica che negli anni a venire si sarebbe visto un po’ dappertutto diventando icona di una generazione:
Oltre all’autore, all’anarchico poeta, alla casa discografica, al fotografo vi era un artista grafico ormai già maturo nell’età e nella professione che ideò un cofanetto in plastica traslucida color ambra di dimensione 33,5×33,5 cm dagli angoli stondati, simile a una scatola per pellicola cinematografica. Una cofanetto dal linguaggio moderno, anticipatore dello stile affermatosi negli anni ’70, che lasciava trasparire l’immagine di un oggetto prezioso senza peraltro distinguerne nettamente i contorni. Una sorta di metafora sfumata dell’immagine di De Andrè stesso.
Dante Bighi, all’epoca aveva già all’attivo progetti di immagine coordinata per Philips, “Audiovisualprogram” per Advanced Art srl, Phonola, per Fimi spa e il logo della Domenica sportiva per Gamma Film Rai, i cui materiali tutt’ora sono custoditi e conservati a Villa Bighi di Copparo, nell’Archivio del centro studi. Nel loro sito si legge qualche dettaglio in più sul progetto:
Il cofanetto, prodotto dalla Belldisc Italiana spa, fu per Dante Bighi uno tra i più importanti lavori di graphic design applicati nel campo artistico della musica e dell’audio visivo. Questo oggetto, a tutt’oggi rarissimo, contiene tutte le peculiarità che permettono di riconoscere la cifra stilistica di Dante Bighi. Dall’utilizzo del carattere tipografico Helvetica che usava come alternativa al suo tanto amato Avant Garde Gothic, alla distribuzione dei testi in colonne sottili e giustificate a blocchetto, al titolo giocato con continui ritorni a capo delle parole, la scelta dei tagli fotografici dei ritratti dell’artista trattati in bianco e nero o a colori con forti sgranature, con un rumore molto evidente nei neri a sostituire le ombre e le sfumature dei grigi. Cifra stilistica che si ritroverà in Milano Vive, Libro Oggetto realizzato da Bighi nel 1973, e nel disegno grafico di “D’Ars Magazine” di cui fu direttore artistico.
La realizzazione di questo cofanetto non tratta solo di una produzione artistica, è anche testimonianza di una lunga amicizia, che proprio negli anni ’60 nacque e si consolidò, tra il grafico Bighi e l’amico Antonio Casetta, fondatore nel 1959 della casa discografica Bluebell, quindi Belldisc entrambe confluite nel 1970 nella Produttori Associati per la quale Dante Bighi realizzò il logotipo usando in questo caso l’amato carattere tipografico Avant Gard. Negli stessi anni inoltre, per l’etichetta di ricerca sperimentale “OFF”, il cui marchio fu sempre progettato e realizzato da Bighi (1970), egli disegnò altre copertine di LP di Duilio Del Prete e Beppe Chierici che cantava Brassens.
Il libro di Claudio Sassi è disponibile contattando direttamente l’autore alla sua mail claudiosax [at] libero.it oppure online (Amazon, Ibs, Feltrinelli, libreria universitaria).