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Ferrara è la SPAL e la SPAL è Ferrara. Un legame indissolubile negli anni che si rinforza ogni volta che i risultati del campo sono favorevoli facendoci sognare ritorni di gloria nel calcio che conta. Oggi inizia l’avventura nella serie cadetta per una squadra che ha progressivamente vinto e convinto anche i più scettici, riacceso entusiasmi e tifoserie dell’ultimo minuto anche tra chi si era allontanato dal mondo spallino dopo il fallimento talmente pochi anni fa che sembra ieri. Eppure nel mondo dell’informazione locale sportiva c’è chi ha comunque sempre seguito la SPAL con fedeltà assoluta e un cuore enorme fatto di sacrifici, trasferte improbabili e un sacco di lavoro di analisi e racconto degli ultimi anni biancazzurri a fianco della squadra. Parliamo de Lo Spallino, senz’altro il punto di riferimento privilegiato per avere informazioni sull’undici estense al di fuori dell’ufficio stampa della squadra, da anni il più genuino e originale modo di raccontare il calcio (e non più solo quello) a Ferrara.
È un progetto indipendente che non ha alle spalle alcun gruppo editoriale, fatto con il cuore più che con i soldi che mancano ogni volta a chi prova a fare le cose per passione più che per lucro. Lo abbiamo sempre sentito molto vicino a noi perché incarna lo spirito che anche Listone Mag ha da sempre, ed anche per amicizia con alcuni dei ragazzi che lo tengono in piedi, primo fra tutti Alessandro Orlandin che oggi lo dirige e con il quale abbiamo scambiato due parole per raccontarvi i dietro le quinte di questo lavoro.
I tifosi più giovani conosceranno senz’altro la versione di oggi de Lo Spallino, ne seguono gli aggiornamenti quotidiani su Facebook e le dirette da bordo campo su Twitter durante gli incontri in casa e in trasferta. La sua storia inizia però molti anni fa quando iniziò a circolare come giornalino ciclostilato in proprio e distribuito allo stadio fin dagli anni ’70. Diretto e fondato da Andrea Talmelli e Sergio Gessi (oggi peraltro direttore di Ferraraitalia) era un magazine da stadio che non rinunciava ad elementi di qualità e firme di pregio.
Il giornalista Enrico Testa, che oggi vive e lavora a Roma come caporedattore di Rai Sport, ricorda bene quel periodo nel quale mosse i primi passi nel giornalismo sportivo:
“Scrissi il mio primo articolo a 14 anni, verso la metà degli anni ’80, un’intervista al mitico mister Gibì Fabbri che mi consentì di conoscere quello che era per me un grande idolo, un mostro sacro del calcio nazionale, oltre che di avviare una carriera in questo settore. Per alcuni anni Lo Spallino non venne più distribuito allo stadio ed ebbe una rinascita solo nel 2008 su mia iniziativa insieme a Roberto Labardi come editore. Per un paio di anni sempre come magazine cartaceo cui in breve tempo venne affiancato un sito, dal 2010 diventato unico strumento di informazione, al passo con i tempi e il primo sulla rete se si escludono i forum dei tifosi come Spallinati.
Ricordo che tanti colleghi e personaggi del mondo calcistico salutarono con affetto la rinascita de Lo Spallino: Fabio Capello, Federica Sciarelli, Serse Cosmi, Gianni De Biasi…
Io nel frattempo ho assunto via via ruoli più importanti in RAI e quindi ho poi ceduto la gestione del giornale ai ragazzi che collaboravano, non potevo farmi vedere a Roma che passavo dieci ore al giorno dietro a questo progetto, no?
Però Lo Spallino è sempre nel mio cuore, rappresenta gli inizi di tutto, conservo con affetto magliette davvero bellissime che facevamo stampare e ho speso cifre immonde per produrre gadget di ogni tipo a suo tempo!”
Nel 2009 Alessandro Orlandin è uno studente fuori sede a Ferrara (originario della vicina Porto Tolle) che inizia la sua gavetta scrivendo del settore giovanile sulle pagine de Lo Spallino. Il tirocinio formativo, che chiede da tifoso di svolgere presso l’ufficio stampa della SPAL, viene reindirizzato verso la redazione di Enrico Testa. Per la stagione 2010/2011 proprio il giornalista RAI lo nomina come suo successore alla direzione.
“Il primo anno è stato difficile – racconta Orlandin – molti pezzi venivano scritti dall’instancabile Diego Stocchi Carnevali, già caporedattore e sempre pronto a coprire numerosi ruoli. Era l’anno della SPAL in Serie D, un contesto molto complicato. Al mio arrivo eravamo circa in dieci a collaborare ma il numero è cresciuto progressivamente, soprattutto dal 2013 quando abbiamo deciso di occuparci anche di altri sport locali. Oggi, anche se il nostro sito è votato prima di tutto al seguito della SPAL, ci occupiamo di basket, volley, calcio a 5, calcio dilettanti e sport americani come football e baseball.”
Qual è la formula de Lo Spallino?
Evitare comunicati preconfezionati il più possibile. Vogliamo portare il giornale ad un livello sufficiente per potervi rinunciare del tutto. L’obiettivo è raccontare lo sport in città partendo dalla SPAL, uscendo dai canoni tradizionali. Sui social network ad esempio siamo più disincantati e seriosi di quanto il ruolo imporrebbe, così da arrivare in modo più diretto ai tifosi. Poi naturalmente teniamo a dare nei nostri articoli un giudizio critico su ogni incontro dopo aver esposto i fatti in modo completo.
Il giudizio è affidato al singolo redattore o è responsabilità condivisa nella redazione?
Fare le pagelle a fine match è una delle parti più delicate del nostro lavoro. A volte le compila chi firma il pezzo, a volte se ne discute insieme a bordo campo. I giocatori guardano sempre che voto hanno preso a fine partita, ci tengono al giudizio complessivo legandosela anche al dito se necessario. È capitato di ricevere critiche per i voti attribuiti a qualcuno. I più interessati sono procuratori e staff ma anche i genitori dei calciatori. Una mamma ci ha scritto che avevamo dato un voto troppo basso al figlio in campo, secondo lei meritevole di giudizi più favorevoli!
Nel tempo avete fatto amicizia con i giocatori? In che rapporti siete?
A livello umano si lega poco purtroppo. Con i calciatori ci si vede poco, solo in sala stampa dove vengono costretti a rispondere in modo breve a domande collettive davanti a tutti i giornalisti (che finiscono così per riportare tutti le stesse cose). A volte si riesce a trattenerli un minuto in più o ad abbordarli fuori dallo stadio nelle partite in casa.
Questi calciatori sono delle piccole star anche in una dimensione ridotta come Ferrara? Sono conosciuti e fermati per strada?
A Ferrara il giocatore della SPAL ha da sempre grande importanza. Di questa squadra il più popolare è il mister Leonardo Semplici, un volto conosciuto e apprezzato, una persona socievole e disponibile. Alcuni giocatori dopo la promozione sono diventati più popolari ed ora sono arrivati grandi nomi che già godono di una certa fama, come i bomber Antenucci e Cerri. Loro sicuro vengono riconosciuti dai fan in giro per il centro o nel bar dove si ritrovano sempre.
Lo Spallino è un giornale autogestito e piccolo al confronto degli altri attori dell’informazione locale, eppure sicuramente godrà di una crescente stima professionale dai colleghi oltre che dal pubblico in aumento.
Numeri e riscontro di pubblico sono ottimi per essere a tutti gli effetti una startup, almeno sul web. Siamo un laboratorio che cerca di dare un punto di vista fresco e capita che altre testate ci vedano ancora come ragazzi che passano il tempo a scrivere di SPAL, anche se indubbiamente rispettano l’ottimo lavoro che facciamo. I redattori che collaborano non sono quasi mai giornalisti professionisti ma capita che vengano gratificati dalle possibilità che gli vengono offerte. Alessio Duatti ora lavora con l’ufficio stampa SPAL, Leonardo Biscuola collabora con il Corriere dello Sport, Valentina Brunetti è collaboratrice a Telestense. Lavorare per Lo Spallino significa condividere una passione con un gruppo giovane ed informale, quasi interamente under 30.
Immagino senza una redazione fissa, sempre al lavoro a bordo campo o dove capita tra portatile, smartphone e social network…
Abbiamo un gruppo Facebook per le chiacchiere generali e alcune chat dedicate su Whatsapp divise per sport o interesse. Facciamo una riunione ogni mese o due, oltre ad altre più rare convocate in base alle esigenze per aggiornamenti o formazione dei collaboratori.
Qualche anno fa era più difficile cercare ed ottenere sponsorizzazioni. Non dico non sia più così ma oggi Lo Spallino ha raggiunto un livello di sostenibilità quasi pieno: il prossimo passo è farlo diventare profittevole. La raccolta di sponsor è sufficiente per tenerlo in piedi dando una gratifica ai collaboratori. Come ogni startup deve girare qualche anno per capire se ci sono le condizioni per ottenere dei profitti.
Numeri alla mano siamo cresciuti in modo spaventoso, sia per lettori che per legami creati tra colleghi di altre parte d’italia. Questo non porta direttamente soldi ma visibilità ed opportunità. Al momento ci sostengono imprese vicine alla squadra, che danno fiducia al progetto perché guidate da qualche tifoso, oppure da chi riconosce un valore in quello che facciamo facendosi pubblicità. I costi di un magazine online come il nostro superano la decina di migliaia di euro all’anno: ci sono costi tecnici molto alti e poi fotografi, collaboratori, trasferte da rimborsare e naturalmente le tasse…
Avete in mente nuove iniziative per l’anno che inizia?
Abbiamo rafforzato una collaborazione con Radio Sound: il programma Centrattacco, con Guido Foddis, ci vedrà protagonisti insieme a lui nel racconto settimanale della SPAL. Inoltre più video e creatività per uscire dal racconto tradizionale e una migliorata offerta mobile perché ormai ci leggono più dallo smartphone che dal computer, questo è stato l’anno del sorpasso.
La stagione che parte oggi è comunque un’avventura tutta nuova per la vostra redazione. Cosa cambia con la SPAL in Serie B?
Rispetto gli anni passati saremo in un campionato coperto da SKY, ci sarà sovraesposizione mediatica e Lo Spallino dovrà sforzarsi di raccontare cose che la stampa nazionale non copre, in modo vicino alla squadra e complementare al lavoro che altri fanno. La Serie B rappresenta un’opportunità per dare entusiasmo al nostro gruppo di lavoro ma anche alla città intera. Ci sono tifosi sconfortati dopo 23 anni lontano dal calcio che conta e una città fatta di imprenditori, aziende, politici, che guardavano alla SPAL come si guarda a qualcosa di perso. Oggi il vento è cambiato per fortuna anche se basta un attimo a volte per passare dall’euforia sfrenata alla disperazione nera senza vie di mezzo, come per la partita di Coppa Italia persa pochi giorni fa.
Quindi entusiasmo alla mano, sei fiducioso dei risultati che verranno dal campo.
La mia impressione è che il sentire generale sia quello di una svolta, perché la proprietà ha iniziato un percorso valido a suo tempo che è arrivato dove voleva arrivare. Alcuni indizi dicono che la SPAL è qui per restare, non per vivacchiare. Programma di stare seduta al tavolo con le grandi. Quest’anno deve semplicemente salvarsi senza proclami e voli pindarici, crescendo poco alla volta.
C’è anche la città che non segue il calcio e protesta per gli alberi tagliati, i tifosi molesti, la convivenza di uno stadio con gli abitanti di un quartiere già difficile. La Serie B porterà beneficio per Ferrara?
La B non farà svoltare la città a livello economico ma porterà possibilità nuove. L’altra mattina in Castello c’era ad esempio un evento televisivo di SKY, la RAI ci considerava solo sul tg regionale ma da questo weekend saremo alla ribalta mediatica ovunque. È una ricaduta sulla città in termini di visibilità: torniamo nella mappa del grande calcio. Le tifoserie che vengono al seguito delle squadre di B sono molto nutrite e 1500 tifosi che mangiano un panino e bevono una birra non sono cose da poco per gli esercenti del centro. Quest’anno la SPAL sarà sui videogiochi come FIFA o PES. I ragazzini impareranno la geografia anche così, incuriosendosi a questo nome storico e a dove diavolo sia la città di Ferrara. Infine le partite di Serie B sono contro grandi squadre, sarà un bello spettacolo. La SPAL non è più solo una cosa per papà e nonni.