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Ho aperto il 22 settembre scorso ma sono oltre 27 anni che sono qui, in questo negozio. Ho iniziato con mio padre, erano in due, due fratelli entrambi barbieri. Veniamo da Copparo, lui aveva un’attività da quelle parti, poi per molti anni è stato qui in città ed ora è tornato in paese, porto avanti tutto io da sola.
Sandra ci accoglie in un pomeriggio di autunno nella sua bottega un po’ difficile da scorgere, all’angolo tra viale Cavour e via Poledrelli, dove non si passa solitamente, sotto quel palazzone enorme dove vendono i tappeti. Ma li vendono ancora a proposito?
Del suo Barbershop abbiamo letto su internet, abbiamo visto le foto dell’inaugurazione e capito che non era una bottega come tutte le altre: mobili adorabilmente vintage, il palo del barbiere a strisce rosse e blu che gira (qui una spiegazione bellissima del perché storicamente esiste questo accessorio), una vecchia radio che ancora funziona, accessori di prima qualità, un attenzione al dettaglio insolita per un barbiere e un nome nuovo per una città come Ferrara.
Un barbershop è un negozio dove trovare gli olii profumati, le creme ed altri accessori per fanatici del baffo arricciato, della barba ordinata. Un negozio hipster con radici ben salde nel passato, quando la moda non c’entrava affatto e ci si sedeva sulla poltrona del barbiere per necessità. Non c’erano gli strumenti automatici che esistono oggi per farla in casa, mi spiega Sandra, e in generale la gente aveva più tempo, si dedicava con la dovuta calma anche alla cura del proprio volto.
Per chiacchierare con Sandra del suo lavoro e vederla all’opera abbiamo portato il nostro modello videomaker Corradino, il più barbuto tra noi in redazione, che necessita di una buon sfoltita e ha le idee chiare su come vuole che venga il tutto.
C: Vorrei darmi una forma, che magari poi posso anche seguire a casa.
S: Allora la lasciamo più triangolare, non tutta tonda altrimenti è una barba normale.
C: A me basta non cambiare la lunghezza complessiva della faccia, che ho la faccia corta.
A Bologna ci sono due o tre barbershop – racconta Sandra – a Milano molti altri, ho provato a fare qualcosa di originale anche qui a Ferrara. Al 70% il pubblico è maschile. Mi è sempre piaciuto di più curare gli uomini, poi essendo da sola con le donne farei fatica a seguire tutto… I miei colleghi non sono più stimolati a fare le barbe ma come per le donne sono importanti i centri estetici oltre alla cura dei capelli, per gli uomini è interessante lavorare sul look della barba, che altro rimane altrimenti?
A me niente. I capelli sono andati, la barba ormai l’ho tenuta in ogni modo ma con il tempo mi impigrisco.
Eh, ma si possono fare pizzetti, baffi…
Quando ti sei specializzata sulle barbe? Si fanno dei corsi come per la scuola parrucchieri?
No, ce ne sono pochissimi. Ho imparato da mio padre, che ha fatto barbe per 56 anni perché una volta usava di più. Nelle accademie ti facevano fare le solite prove con un palloncino: ci metti la schiuma sopra, devi rasarlo senza farlo scoppiare, ma così devi stare leggerissimo e non serve a molto, su una faccia devi spingere di più.
Non volevano farsela fare da tuo padre? In altri tempi forse era vista come una cosa da sbrigare tra uomini.
Se eravamo in due preferivano farsela fare da lui, certo. Si faceva tutto con le forbici, o con macchinette manuali, una specie di forbice che trincia la barba.
Sandra indica una teca nell’ingresso con oggetti di suo padre, rasoi d’epoca, pomate ed altri gadget d’antan disposti ordinatamente con una carta di giornale sul fondo. Sembrano usciti da un museo.
S: Il baffo come lo vuoi?
C: Vedo che non è pari. Vorrei parificarlo con la bocca, non mi piace che vada oltre.
Che stile ti chiedono di più?
Barba appuntita davanti, corta ai lati.
A Williamsburg, un quartiere hipster di Brooklyn, l’avevano un po’ tutti così nei locali alla moda.
Beh, i giovani che tengono la barba e vengono qui vanno dai 30 ai 40 anni, i ragazzini non la curano così ma tengono di più i baffi. Vuoi per la curiosità o perché interessa davvero dopo poco più di un mesetto le cose iniziano a girare e si vede un po’ di clientela variegata.
Ti han mai chiesto arrangiamenti strani?
No, il baffo all’insù ad esempio non è più una stramberia eccentrica, c’è chi li arriccia di continuo così quando è lungo ci sta da solo. Ci sono prodotti apposta per mantenerli così, esistono delle cere e delle paste come c’è il gel per i capelli, che però non chiedono quasi mai. Più spesso chiedono degli olii per la barba, per profumarla e ingentilirla, così resta morbida e se dai un bacio non pungi nessuno.
Insomma hai clienti con le idee chiare.
Più spesso si, qualcuno si lascia consigliare.
Persone anziane?
Si, ma per tagli più tradizionali, al limite un anziano la barba la rade e basta.
Mentre chiacchieriamo la mia attenzione è catturata da un piccolo fornetto a fianco al lavello. Sembra un microonde ma sarebbe buono solo per scaldare le merendine al mattino e dentro ci sono due piccoli asciugamani.
Serve per la rasatura completa con panno caldo, spiega Sandra. Ora si usa poco perché la gente ha meno tempo. Faccio un panno caldo di partenza per ammorbidire la pelle, disposto su tutto il viso per qualche minuto, poi un massaggio con una crema apposita. Segue la schiumatura fatta rigorosamente con il pennello, la rasatura vera e propria con lama e infine viene fatto un altro panno caldo per togliere l’eccesso di schiuma. Metto ancora un’altra crema e infine applico un terzo panno, caldo o freddo, secondo le preferenze del cliente. È una procedura più lunga e la fanno in pochi, per rilassarsi più che per necessità.
Insomma il contrario di chi ha fretta e vuol spendere poco. La concorrenza cinese si sente anche nel mondo delle barbe?
Loro fanno servizi diversi, anche se si occupassero di barbe lo farebbero ad un livello differente, non ne temo la concorrenza. Abbiamo sempre puntato sulla qualità e sul passaparola del cliente, senza temere nulla.
E questo ricercatissimo arredamento vintage è stata una tua idea?
Mio fratello Mattia Menegatti ha uno studio creativo, si chiama Altrosguardo. Si è divertito a recuperare materiali e mobili per rinnovare il locale o sarebbe sembrato troppo fuori moda oggi: il bancone è stato disegnato da lui e poi fatto realizzare da un falegname, ha ricoperto il lavatesta, la poltrona è originale degli anni ’50, il mobile in angolo è stato appositamente invecchiato per renderlo in stile…
E questi oggetti esposti sono tutti di tuo padre?
Quelli erano nel vecchio negozio, alcuni sono stati trovati nei mercatini…
La Brillantina Linetti! Ma esiste ancora?
Certo. Fino a dieci anni fa avevo un signore anziano che la pretendeva sempre!
S: Tu sei giovane Corradino, mi sa che non ricordi il carosello della Brillantina Linetti…
C: Devo averlo visto da qualche parte… non era quello con l’ispettore calvo che diceva “Anch’io ho commesso un errore, non ho mai usato la brillantina Linetti”?
S: Esatto, bravo, proprio quello!
La rasatura è completa, l’esigente cliente Corradino è soddisfatto, anche se a mio avviso a forza di scorciare a destra e a manca sembra quasi uno studente educato, più che un filmmaker indie dei sobborghi di Ferrara. Alle pareti scorgiamo prima di uscire foto sorridenti e baffute di Clark Gable e Totò. Non ci verranno mai ma ho idea che avrebbero gradito la professionalità di Sandra e un panno caldo al giorno per non irritare la pelle da divi del cinema.