8 Gennaio 2015

No, non siamo tutti Charlie Hebdo

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Questa è una delle prime pagine di Charlie Hebdo, il settimanale di satira preso di mira dall’attentato a Parigi di ieri:
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Questa invece è la locandina di un concerto rock che si terrà a febbraio a Ferrara. Per chi non lo riconoscesse, l’uomo raffigurato con una Barbie in mano è l’Arcivescovo di Ferrara, Mons. Luigi Negri.
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La locandina circola tranquillamente per qualche giorno sulla rete, poi viene notata da un quotidiano locale che accende la miccia dell’opinione pubblica per creare un po’ di commento, in breve viene ripresa via via da tutti gli organi di informazione locale per speculare sulla notizia con qualcosa di pruriginoso e politically uncorrect. Viene chiesto un parere alla Curia, uno all’Arci, uno al locale che ospiterà l’evento (Arci Bolognesi): naturalmente tutti cascano dal pero perché locandine come queste girano soprattutto sui social network e hanno una visibilità spesso limitata ai fruitori abituali di musica dal vivo. Tutti però si dissociano, prendono le distanze, con una mano alzano il telefono e la fanno rimuovere entro un’ora, mentre con l’altra si impegnano a far presente sui social network che “siamo tutti Charlie Hebdo”.
Per chi conosce un minimo l’ambiente della musica indipendente sa bene che simili locandine vengono spesso autoprodotte dalle stesse band, messe in rete a piacere senza richiedere permessi di alcun tipo o pareri al locale ospitante lo spettacolo. Tutto fila liscio anche quando propongono contenuti ben più offensivi di un Vescovo con una bambolina in mano, perché i destinatari di questi poster non si fanno alcun tipo di problema davanti ad immagini più o meno esplicite, la rete ci ha abituato a tutto ormai. Facile dissociarsi dal suo contenuto giorni dopo, solo quando interpellati dai giornali e in una giornata come quella di ieri, dove la libertà di satira finisce per essere pagata con la propria vita e diventa materia dei telegiornali di tutto il mondo.
Se riesce quindi ad offenderci ed imbarazzarci una ragazzata ad opera di un gruppo musicale che voleva avere un po’ di visibilità in rete (e che a questo punto ha perfettamente colto nel segno), se non sappiamo riconoscere che il diritto alla satira in ogni sua forma è universale tanto quanto per i musulmani che per i cattolici, Ferrara, nel suo piccolo, sembra essere molto, molto distante da Parigi.
Almeno da queste parti no, non siamo tutti Charlie Hebdo.